giovedì, settembre 24, 2009

IO STO COI RAGAZZI DEL GANDHI


Bei tempi, quelli della Moratti. Come Ministro della Pubblica Istruzione, voglio dire. Anzi, solo dell’Istruzione. La prima cosa che fece da ministro fu quella di togliere quell’inutile aggettivo: pubblico. Fu un pessimo ministro, la Moratti. Eppure, nell’epoca di Maria Stella Gelmini, la nullità tonante del governo italiano (no, perché gli altri…), ho come un leggero, contenuto rimpianto per i tempi della Moratti, quando andavo a Roma coi miei colleghi dei Cobas della Scuola e facevamo di quelle belle manifestazioni davanti al Ministero in Viale Trastevere. Altri tempi. Adesso che agli insegnanti è vietato fare politica, tutti allineati e coperti.
Poi la letizia di tutti gli insegnanti d’Italia si è ritirata nella sua Milano, la Milano da bere. Fa il sindaco – non so se bene o male – ed è molto defilata rispetto alla grande politica italiana, quella dei Bondi e dei Brunetta, dei Gasparri e dei Capezzone ma soprattutto del più grande Presidente del Consiglio, da Romolo ai nostri giorni. Remolo compreso.
Ieri sera Letizia nostra ha anche esordito come attrice. Sì, in un teatro di Milano stava interpretando, in inglese, un testo su Abramo Lincoln. In tempi di grande tolleranza e apertura verso l’Altro, fa bene richiamare alla mente questo padre della democrazia, colui grazie al quale la schiavitù venne abolita negli Stati uniti d’America, subito dopo la Guerra Civile. Chissà cosa penserebbe oggi il vecchio presidente del pacchetto sicurezza degli amici di Letizia, la stessa che ora legge Lincoln.
Ma vabbè, bando alle minchiate e torniamo al fatto. Allora, dicevo, la Moratti, sul palco, alta, ritta, in bianconero, orchestramunita, si appresta a leggere il testo. E lo fa, anzi, lo inizia, perché a un dato momento alcuni giovani in platea cominciano a urlare, a inveire contro il sindaco. “Hanno fatto l’inferno”, diremmo a Girgenti.
Perché tutto ciò? Ho letto l’episodio. Questi ragazzi sono studenti – a questo punto ex studenti – del liceo serale Gandhi di Milano. Ai quali è stata chiusa la scuola. Non so perché, lo ammetto, non lo so. Immagino per motivi economici. Ma la chiusura di una scuola è sempre una sconfitta per tutta la società, questo lo so. Certo, per frequentare una scuola serale, niente niente sono figli di operai, i genitori non hanno la fabricheta, al mattino lavorano per pagarsi la vita e alla sera, credendo di vivere in un paese civile dove queste cose vengono riconosciute come merito, vorrebbero frequentare la scuola. E invece no, la scuola viene chiusa. E alé, andare. Hanno chiesto spiegazioni, i giovani del Gandhi, ma non le hanno ricevute. Come non sono stati ricevuti dal sindaco quando le hanno chiesto udienza; come non hanno avuto nessun cenno quando hanno fatto le lezioni in piazza o le manifestazioni davanti al Comune di Milano. Sicché hanno deciso di inscenare questa manifestazione nonviolenta – del resto, vanno al Gandhi – e hanno bloccato il sindaco neoattore.
Perché non sono stati ricevuti? Perché non hanno dato loro spiegazioni? Perché hanno chiuso il Gandhi? “Perché?”, continuava a ripetere ieri la ragazza ricciuta dalla platea. “Perché non posso studiare?” Allora, sindaco Moratti? Vuoi scendere da quel cazzo di palcoscenico e rispondi a ‘sta povera creatura, sì o no, porca puttana? Perché avete chiuso il liceo serale Gandhi di Milano?
“È la democrazia” – pare abbia commentato la Moratti ritornando sull’accaduto. È vero, è la democrazia, esattamente come chiudere una scuola senza dare spiegazioni a nessuno.

1 commento:

Anonimo ha detto...

è una storia troppo, troppo brutta.
saluti
m.ang