giovedì, settembre 10, 2009

TASSISTI E BERLUSCONI


I tassisti amano Berlusconi. Be’, non c’è dubbio che tra i tassisti italiani abbia avuto percentuali talmente bulgare che a Sofia se le sognano. Questo forse (e senza forse) dovuto alle famose liberalizzazioni dell’ex ministro – e prossimo segretario PD – Bersani, che, a detta degli autisti di piazza, avrebbero danneggiato a strafottere la categoria. Una sera, anzi una notte, rischiai il linciaggio all’aeroporto di Ciampino, dove un gruppo di tassisti non voleva portarci – me e mia moglie – a Roma per 30 euro (tariffa dichiarata dal manifesto affisso da loro stessi sui muri dell’aerostazione). Essi evidentemente aspettavano i turisti giapponesi o americani da spellare vivi. Venni fuori con una frase: “E poi vi lamentate di Bersani!”. Al pronunziare quel nome ho visto gente con gli occhi iniettati di sangue, sopraffatta dal furore. Mi venne risparmiata la vita solo per la presenza della mia buona moglie, ne sono certo. Per cui credo che i tassisti italiani abbiano votato a valanga per quel simpaticone.
Ma dove il Cavaliere riscuote grande successo – ben più che con le quindicenni a Villa Certosa – è tra i tassisti del resto del mondo. Successo ed estrema curiosità, invero. I tassisti del globo sono assolutamente calamitati dalla figura di Berlusconi. Lo so per certo.

Dublino, luglio 2003: io e ‘st’amico mio, Federico, prendiamo il taxi dall’aeroporto per raggiungere altri amici che ci avevano preceduto al centro della capitale irlandese. Il tassista di tanto in tanto ci fa vedere qualcosa della città e a un certo punto, mostrandoci un pub dall’altro lato della strada, ci spiega che è quello in cui il Primo Ministro, finita la sua giornata di lavoro, va a farsi la classica pinta di Guinness. “Come se Berlusconi andasse…”, faccio per dire al mio amico ma… quel nome arriva come una fucilata per il buon uomo. “Oh, Pelusconey – grida lui – Sivio Pelusconey”. Qualche giorno prima l’ineffabile Silvio aveva funestato il Parlamento Europeo, di cui era appena diventato presidente del semestre di turno, con la celebre curtigliata col deputato Schulz (il kapò, per intenderci). Assolutamente estasiato dal nostro premier – non sono certo che ci invidiasse, però –, l’amico tassista ci chiede se il nostro uomo è davvero così o magari lo fa per scherzo; se ci è o ci fa, in definitiva. Lo abbiamo assicurato che è tutta farina del suo capiente sacco. Continuando freneticamente, l’uomo ci racconta che per tutta la settimana successiva all’episodio incriminato, i giornali di tutta l’EIRE avevano dato in prima pagina resoconti di vario genere e di vario tenore sul fatto e sul suo indiscusso protagonista. Ecco perché il nostro tassista, come se fossimo suoi amici (suoi di Silvio, ovviamente) ci chiedeva notizie e informazioni sul brevilineo eroe italiano.

Buenos Aires, luglio 2008: come la gran parte degli argentini, anche il nostro tassista ha antenati – neanche poi tanto lontani nel tempo – italiani. Dopo averci chiesto – stavolta ero con mia moglie, in luna di miele, perdipiù – se fossimo italiani, il caro autista spara la domanda: “Como es la historia de Silbio Verlusconi con su secretaria que se puso ministro?” Non abbiamo capito, lo ammetto, cosa volesse dire ma continuando ci fece capire che si riferiva alla storia – notoriamente insufflata dalla sinistra becera ai media internazionali – della ministra Carfagna, colei che di fronte a cotale marcantonio pare sia rimasta “a bocca aperta”. L’amato tassista non poteva credere che fosse andata così; l’aveva sentito alla radio ma stentava a convincersene. Pertanto chiedeva a noi se la cosa fosse vera. Ma sarà vera, poi? Per come sono andate le cose e secondo recenti sviluppi, forse sotto c’è ben altro, caro tassista porteño, cose che noi umani…

Dar es Salaam, agosto 2009: il nostro tassista si chiama Iddy ed è un giovanottone nero – del resto è tanzaniano. Parla in inglese, il raccogliticcio (detto con tutto il rispetto) inglese africano, e sin dai primi momenti si rivela molto amichevole, simpatico e di piacevole conversazione. E siccome anche noi tre (io e miei amici Maurizio ed Emanuele) condividiamo le stesse caratteristiche, Iddy si apre molto. Poiché siamo italiani, si sente in dovere di consigliarci localini di una certa caratura, con donnette disinvolte, non so se mi spiego. Poi la conversazione cade sull’Italia e sul fatto che a lui piacerebbe venirci. Gli diciamo che in questo momento storico per gli immigrati non è aria, in Italia; forse è meglio che si tenga il suo bel taxi a Dar es Salaam. Ed è qui che il nostro amico Iddy non si trattiene più. “Sivlusconi – ci chiede – Sivlusconi”, in un intreccio tra nome e cognome del nostro beneamato Premier. In fin dei conti anche Emilio Fede, se ci avete mai fatto caso, lo pronunzia così. Aveva sentito alla radio – i tassisti sono tra i principali radioascoltatori al mondo – le storie di Villa Certosa, le femminette allegre e Topolanek, la festa di Noemi, le pulle di Bari e tutto il resto. Insomma, Iddy era inebriato ed è a questo punto che esce fuori al naturale: “Jik-jik – comincia a dire, mimando un rapidissimo atto sessuale sul sedile del taxi – Sivlusconi jik-jik”. Io e i miei tre fidati amici ovviamente ci sganasciamo, mentre il buon Iddy per tutto il viaggio continuerà la sua copula simulata al grido divertito di “jik-jik Sivlusconi”.

Niente da fare, Silvio Berlusconi (Sivio Pelusconey – Silbio Verlusconi – Sivlusconi) è la star di tutti i tassisti del mondo. Sono assolutamente orgoglioso di lui. E mi sto già comprando il taxi.

2 commenti:

carletta ha detto...

Mettiamola così: da quando c'è Silbio Verlusconi al governo gli stranieri hanno smesso di chiederci della mafia... in fondo per noi siciliani è tanto di guadagnato!!

Coq Baroque ha detto...

sempre detto che i tassisti sono... vabbe'!