lunedì, ottobre 08, 2012

PICCOLA BOTTEGA DEL RIGATTIERE 1. L’Acqua Idriz


Questa è una piccola, davvero piccola, selezione di aggeggi di un’epoca passata, magari ancora vivi e funzionanti, ma certamente non più usati come una volta perché scalzati da altri di maggiore efficacia. È la vita, del resto.

Ma poiché hanno fatto parte del nostro quotidiano, io oggi li voglio ricordare perché ad essi sono legati momenti belli di una stagione passata della nostra vita.

***

Uno dei riti dell’estate, nella nostra Italia decocacolizzata degli anni ’70, era la produzione dell’acqua gassata. Avveniva ogni giorno, di ritorno dal mare, prima di pranzo. Non che non esistessero cocacole e robe varie, ma non avevano la diffusione esagerata che hanno adesso, erano più cose da festicciola in terrazza.

Allora, dicevo, tornati a casa dal mare, espletate le operazioni postspiaggia – togliersi il costume, sciacquarsi i piedi, farsi una rapida doccia (se possibile) – ci si sedeva tutti a tavola per la quotidiana razione di pasta al sugo di pomodoro e melanzane fritte, un must della cucina estiva siciliana. Bene, mentre l’acqua sobbolliva dentro la pentola, aveva luogo il sacro rito dell’acqua Idriz, o irriz come la chiamava mio padre. Si prendeva una bella bottiglia di acqua fredda dal frigorifero Kelvinator e ci si preparava alla cerimonia. La bottiglia era rigorosamente di vetro, verde o bianca, e non c’era famiglia agrigentina che non avesse bottiglie a profusione nello sportello sotto l’acquaio, visto che l’acqua in questa città d’estate veniva erogata a intervalli sahariani di sette, dieci o anche venti giorni, per cui ogni volta che arrivava, si riempivano le bottiglie da conservare per far fronte alla siccità dei giorni venturi.

Mio padre, come gran sacerdote dell’acqua Idriz preparava la liturgia assicurandosi un tappo a chiusura ermetica e la bustina con la polverina magica. Con un colpo secco di polso versava la prima acqua nel lavandino per liberare il collo della bottiglia, poi sventolava diligentemente la bustina per far sì che la polvere non fosse pietrificata. Mentre l’aria si caricava di trepidazione, staccava un lembo laterale della bustina e preparava la gettata.

Ed ecco il momento.
- Papà versa la polvere nella bottiglia e velocissimamente la tappa.
- Dentro la bottiglia avviene il cambiamento di stato.
- Milioni di bollicine sprigionano gas a iosa.
- Il gas cerca di farsi strada verso l’uscita.
- Ma la mano salda di mio padre ne blocca la fuga.
- Sono attimi.
- Papà capovolge la bottiglia affinché la polvere depositata in basso affiori.
- Altro gas si sprigiona e si espande.
- Vuole uscire ma no, non ce la fa.
- Dopo un minuto, non di più, l’acqua nella bottiglia si calma.

Adesso non è più la liscia, molle acqua che stava nel frigo perché è stata trasformata in un litro di gaia, vivida acqua Idriz. L’acqua dell’estate.

Che naturalmente, vista la quantità esigua e la dimensione della famiglia, si riduceva a un bicchiere a persona. Ma la bontà dell’acqua Idriz stava soprattutto nel rito della preparazione.

L’acqua Idriz, detta anche acqua frizzina, altro non era che l’Idrolitina o la Cristallina, credo tuttora in commercio e corrisponde alle miriadi di bevande gassate d’oggidì. E per finire:

Diceva l’oste al vino: Tu mi diventi vecchio,
ti voglio maritare all’acqua del mio secchio.
Rispose il vino all’oste: Fa’ le pubblicazioni,
sposo l’Idrolitina del Cavalier Gazzoni.


P.S. Esistevano anche le bustine di bibite tipo l’aranciata e la limonata ma erano veramente orrende. Anche allora.

P.S. 2 Un altro must dell’estate era l’Anice Unico dei F.lli Tutone. 

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