mercoledì, novembre 14, 2012

PBR: 2. L'ENCICLOPEDIA


Seconda puntata della Piccola Bottega del Rigattiere.
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I ragazzini che vanno in visita a casa dei propri nonni, non possono fare a meno di notare, sulle librerie dei soggiorni, dei gran libroni numerati, tutti uguali e dallo stesso titolo. Sono le enciclopedie, gli strumenti con cui i loro papà e le loro mamme esploravano il mondo molto prima che arrivasse Google e un semplice tasto di invio ci portasse a spasso per il mondo conosciuto.

Avevano dei nomi che già da soli invogliavano a viaggiare per l’ecumene: Universo, I mondi dell’uomo, Conoscere. A casa mia avevamo – e c’è ancora – una bestia in tredici volumi, l’enciclopedia Universo (foto), e un dizionario enciclopedico, Tutto, e ci passavamo dei pomeriggi a sfogliarli. Li stendevo sul tavolo di cucina, mi mettevo coi gomiti puntati e la faccia tra le mani e leggevo di paesi stranieri, uomini del passato, fatti della Storia, scoperte e invenzioni. Il mondo allora stava dentro le grandi pagine lisce dell’enciclopedia.

Non che fossi un fior di studente – e prima ancora di scolaro – ma una cosa che mi piaceva fare a scuola erano le ricerche. Proprio perché mi davano la possibilità di stare davanti all’enciclopedia. Sicché, quando il maestro, e poi i professori, ci dicevano che avremmo fatto la ricerca, be’ devo dire che ne ero molto felice. La cosa non era poi difficilissima perché in fondo si trattava semplicemente di trovare la voce e ricopiare ciò che l’enciclopedia riportava. A volte, se la voce era troppo vasta, facevo dei riassunti; altre volte, ma solo se preso dal sacro fuoco della cultura, facevo delle ricerche comparative, ossia prendendo pezzi dalle due enciclopedie e facendone un solo lavoro.

In realtà a casa avevamo anche delle altre enciclopedie, tematiche, una sul mondo della Natura, un’altra sulle scoperte della Scienza, un’altra ancora, splendida questa, sui principali musei del mondo. Per cui, se la ricerca verteva su qualcosa che potevo trovare su queste enciclopedie alternative, il giorno dopo il figurone era assicurato, diversamente avrei fatto la mia onesta ricerchina.

Naturalmente, prima dell’avvento della più grande scoperta del Novecento – e non mi riferisco al computer ma al copia-e-incolla – le ricerche venivano portate sulla pagina scritta in un solo modo: a mano. Praticamente il copia-e-basta. Ripenso ancora ai piacevoli pomeriggi passati a fare le ricerche. Un po’ meno piacevole era il momento della trascrizione ma solo perché a un certo punto la mano non ce la faceva più a maneggiare la penna e reclamava il meritato riposo, che non arrivava se non a ricopiatura avvenuta. Spesso, nella frenesia di fare un buon lavoro, sbagliavo e allora, per non portare un lavoro fatto male, ricominciavo daccapo, per cui finivo tardi di ricopiare, che era già ora di andare a letto.

Ogni tanto do un’occhiata alla vecchia Universo, ancora pigramente adagiata su una libreria a casa dei miei. È commovente. Mancano un sacco di voci. Manca Leonardo Sciascia, papa Wojtyla, l’11 settembre, il Viagra e molte altre cose; uomini e donne della nostra epoca, fatti storici che noi abbiamo vissuto, invenzioni, scoperte e ritrovati vari.

P.S. Un amico fedele dei miei pomeriggi era anche l’Atlante geografico. Lì compii i miei primi viaggi intercontinentali e imparai decine di capitali del mondo, che tuttora ricordo.
 

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