martedì, aprile 28, 2009

IO STO CON MONSIGNORE


Questa notizia è di un paio di mesi fa ma visti i miei riflessi lenti, la pubblico solo adesso. La sostanza non cambia.
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Mi sembrava strano. No, dico, mi sembrava strano che sull’istituzione delle ronde il Vaticano si esprimesse in maniera contraria. L’aveva fatto, invero, Mons. Agostino Marchetto (foto), segretario del Pontificio Consiglio per i Migranti, dicendo che le ronde rappresentavano la morte del diritto, che non erano la soluzione al problema, che qua che là, bla bla bla. Si è spinto fino a dire – udite udite – che se ciò serve ad alimentare un clima di criminalizzazione dei migranti, certamente questo non trova il consenso della Chiesa. Non prenda iniziative, monsignore. Non è che alla Chiesa gliene freghi dei migranti e della loro criminalizzazione, per cui ancora una volta si tira su la tonaca e salta sul carro del potente. Infatti, padre Lombardi (per curiosità, quando si diventa “monsignore”?), il responsabile della sala stampa vaticana, ha smentito stizzito la presa di posizione di Marchetto. Stizzito perché i media avevano equivocato, spingendosi a dire che le parole di monsignore erano la posizione del Vaticano. Ma andiamo, il Vaticano che si schiera coi migranti, coi poveri, con gli zingari e magari contro il governo fascista e razzista del devoto Silvio Berlusconi? Anche il Cardinal Bagnasco – colui che benediceva (o benediva? Boh!) portaerei militari (del resto, le portaerei sono solo militari) – ha preso le distanze dal Marchetto, ci mancherebbe, arrivando a dire che loro non interferiscono sulle scelte del governo e della politica. Ho riso per un quarto d’ora abbondante.
Ma Marchetto, fatti due conti. Quando ci sarà da chiedere l’8 per 1000, a chi lo chiediamo, ai rom? E quando ci sarà da rifinanziare le scuole cattoliche con denaro pubblico o far rimanere gli insegnanti di religione mentre gli altri se ne vanno a casa, a chi ci rivolgiamo, ai nigeriani o ai senegalesi?
Comunque, io sto con monsignore. Poverino, magari si ricorda ancora di quando, giovane seminarista, leggeva la parabola del buon samaritano e, piccolo, pensava che mai avrebbe fatto come il levita, né come il sacerdote (anche se sacerdote sarebbe diventato), che erano passati oltre. No, lui avrebbe fatto come il samaritano, il buon samaritano, avrebbe curato il viandante malmenato, lo avrebbe accompagnato in albergo, avrebbe pagato in anticipo tutte le cure, riservandosi di pagare ancora al suo ritorno. Mi fa tenerezza, monsignore. Magari lui davvero pensa che bisogna dar da mangiare agli affamati e da bere agli assetati; pensa che davvero bisogna ospitare il viandante. Povero, caro monsignore, ma dove vivi? Sei segretario di un ufficio della curia di Roma, mica dell’oratorio di Santa Cunegonda; davvero non ti sei mai accorto di nulla? Vabbé.
Comunque io sto con te, monsignore – sono passato al tu. E sto col Vangelo, quel libro di favole ad uso dei preti dei sacri palazzi. Quel manuale di stile di vita ad uso, invece, dei parrinazzi. Io sto coi preti che lavorano con i rom e gli immigrati, per strada, e che per questo ricevono minacce dai buoni cristiani, fascistizzati da un’informazione marcia. Sto con Alessandro Santoro, con Alex Zanotelli, con Giorgio Poletti e gli altri. Insomma io sto col vecchio Gesù Cristo. La loro è la Chiesa in cui credo.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

però come è bella la favola del buon samaritano!
a proposito, credo che il buon s. fosse a sua volta un emarginato, un reietto o qlcs del genere
saluti
m.ang

salvo grenci ha detto...

E' la chiesa in cui credo anch'io. L'unico dubbio che mi tormenta è: esiste ancora?