giovedì, ottobre 15, 2009

SORELLE D’ITALIA

Non si può dire che non ci appassioniamo alle minchiate, noi Italiani. L’ultima in ordine di tempo è la polemica, al vetriolo, che sta infiammando la penisola. No, nulla a che vedere con le prodezze sessuali del nostro premier erotomane e neanche coi migranti che muoiono a decine nel mare nostrum; non con le quotidiane aggressioni ai gay e nemmeno, mi si consenta, con la gran cazzata delle ronde padane né con la metodica, paziente demolizione di quel che resta della scuola pubblica. No. Come si permettono, no, dico come si permettono a usare l’inno nazionale per pubblicizzare delle calze da donna? È questa la polemica che sta tenendo viva l’attenzione degli Italiani. Non mi dite che non sapete di cosa parlo. La ditta Calzedonia – la stessa che fa quella promozione di calzini di cotone filo di Scozia da uomo, 5 paia a € 10, ve le consiglio – lancia una campagna pubblicitaria con uno spot in cui una serie di pezzi di gnocca si fa ritrarre con addosso le belle calze della ditta. Perché, si sa, se non sei figa non usi le calze. Vi immaginate delle donne chiatte che fanno le pubblicità ai collant? O delle cinquantenni un po’ malandate in autoreggenti?
Bella réclame, comunque. Ambienti molto suadenti; giornate di sole ma non di caldo; una donna si sveglia, una porta si apre al nuovo giorno, una corsa in moto, bambini che giocano e la città di Roma col cuppolone sullo sfondo, ben delineato. Insomma, una vera meraviglia: ci son solo persone sorridenti. Proprio come nell’Italia d’oggidì.
Epperò, cosa c’è che non va? Questi gran geni hanno usato come colonna sonora l’inno nazionale, sì, proprio quello di Novaro-Mameli: il Canto degli Italiani, meglio noto come Fratelli d’Italia. C’è una cantante che lo interpreta in modo accattivante e con bravura, aggiungerei. Nulla che faccia pensare alle carnascialate dei prepartita, quando i nostri strapagati ragazzi in maglia azzurra e mutanda bianca lo eseguono a squarciagola, stonati come mufloni, solo per dimostrare che lo cantano. Qualche anno fa ci fu un’altra polemica, quella dei calciatori che non cantavano l’inno nazionale. “E rappresentano l’Italia, e lo devono cantare, e gli altri lo cantano perché i nostri no…” Due palle così! E allora, tanto hanno fatto e tanto hanno detto che alla fine i calciatori sono stati costretti a cantarlo. Si vede chiaramente che alcuni non lo conoscono neppure e in generale lo massacrano, arrivando a cantare anche l’intermezzo potopom-potopom-potopom-pom-pom-pom-pom tra una strofa e l’altra e l’urlo Sììì alla fine del brano. Una vera schifezza. Ma almeno l’amor di patria è salvo. Sai, in un paese fascista…
Ma torniamo alle cose serie, si fa per dire. C’è chi si è infastidito, chi si è davvero arrabbiato per l’uso improprio dell’inno e chi se n’è proprio risentito. “Con il canto degli italiani non si gioca” – ha tuonato Angelo Vaccarezza, PdL, presidente della provincia di Savona; due consiglieri pidiellini della regione Liguria, Plinio e Saso, hanno chiesto all’Authority di prendere provvedimenti, giacché secondo loro lo spot sarebbe “obiettivamente – non soggettivamente (nota mia) – di discutibile gusto, inopportuno e gravemente irriverente”; Romano la Russa, coordinatore provinciale del Pdl a Milano, invece si rivolge direttamente alla ditta Calzedonia intimandole di ritirare “immediatamente la messa in onda di quella pubblicità infame”.
Ovviamente non intervengo su queste dichiarazioni. Certo, penso che questi signori ne avrebbero altre cose di cui schifarsi, se fossero seri. Basterebbe che guardassero all’interno del loro partito-azienda. Ne troverebbero; a bizzeffe ne troverebbero. Ma preferiscono guardare queste cose qua, quindi s’indignano.
Stamattina mi è venuta in mente questa roba mentre stavo chiamando l’appello in II C. Non credo ci fosse alcuna relazione tra lo spot di Calzedonia, l’appello in II C e l’inno nazionale ma fatto sta. Allora ho pensato di chiedere ai miei alunni, intanto se avevano visto la pubblicità del disonore, poi se era loro piaciuta e se avevano qualcosa da dire in merito. Poi ho avuto la folgorazione: Ma a voi, questo inno nazionale piace? E no, perché, diciamolo fuori dai denti: Fratelli d’Italia fa cagare anziché no. No, è proprio brutto, stupido forte. La melodia è una marcetta melensa e le parole, poi… Sicché ho pensato di commentarlo coi miei ragazzi della II C.
Riporto il testo e a seguire i commenti dei miei alunni, che, giuro, sono reali.

Fratelli d'Italia,
L'Italia s'è desta;
Dell'elmo di Scipio
S'è cinta la testa.
Dov'è la Vittoria?
Le porga la chioma;
Ché schiava di Roma
Iddio la creò.
Stringiamci a coorte!
Siam pronti alla morte;
Italia chiamò.

· Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta. Com’è l’Italia? Seddesta? Chi veni a diri? S’è desta, si è svegliata. Non potevano dire che si era svegliata? Ma è un testo poetico. Un si capisci, provessù.
· Dell’elmo di Scipio. Cos’è l’elmo? Lermo? L’elmo. Ah, provessù, ‘u cappeddu d’i surdati. Brava, il cappello dei soldati. Ma perché era discipio? Di Scipio, maiuscolo e staccato, non discipio. E cu era Scipio? Come, Scipio, Scipione, Scipione l’Africano, il grande condottiero. Chi era nivuru? No, non era nero ma aveva combattuto in Africa, sicché l’hanno chiamato l’Africano. Era bianco. Menu mali. E che c’entra con l’Italia? Come che c’entra? Era di Roma, i tempi degli antichi Romani, li avete studiati, no? Vabbè.
· S’è cinta la testa. Chi si fici? S’è cinta la testa. Che vuol dire? Si piglià ‘a cinta e s’a misi ‘n testa? No, se l’è messo in testa. Soccu? (Cosa?) L’elmo di Scipio. Non potevano dire: e l’elmo di Scipio se l’è messo in testa? Era una poesia, scritta da Goffredo Mameli nell’800 e si sa che le poesie spesso hanno un linguaggio difficile, a volte strano.
· Dov’è la vittoria. Chi? Vittoria. Vittoria chi? Ma perché, la canzone non dice: dov’era Vittoria? No, dice: dov’è la vittoria? Mi pariva. E dov’era la vittoria? A Roma. E chi faciva ‘a vittoria a Roma?
· Le porga la chioma. Cos’è la chioma? ‘I capiddi, provessù. Esatto, i capelli.
· Che schiava di Roma Iddio la creò. Picchi, provessù? Perché cosa? Perché Dio l’ha fatta schiava di Roma? Perché Roma era la più forte di tutte quindi la vittoria era assoggettata a Roma. Mah, nenti si capisci. Ragazzi, dovete considerare il linguaggio poetico, non potete pensare con la mente di oggi, cercate di pensare con la mentalità dell’800. Seee…
· Stringiamci a coorte – dico scandendo le due o. A corte, provessù. Non a corte, a coorte. Chi è ‘sta coorti? Dai, non lo sapete? Era un’unità dell’esercito romano. Ah veru, nnu dissi ‘a provessoressa. Visto che lo sapete? ‘A tartaruca, provessù. Cosa? La testuggine, sceccu. Bravi, la testuggine; i soldati della coorte si mettevano l’uno accanto all’altro, con gli scudi ravvicinati e formavano una corazza, tipo quella delle tartarughe. Così erano praticamente imbattibili.
· Siam pronti alla morte. Chi di voi è pronto alla morte?
Nessuno ha alzato la mano, anzi, ho visto qualcuno dei più grandicelli portarsela – la mano – in zone del corpo ritenute, a torto o a ragione, apotropaiche. Ma come, non siete pronti a morire per l’Italia? Mi si stavano innervosendo. Ho lasciato perdere.

1 commento:

carletta ha detto...

Ho sempre amato i commenti dei tuoi alunni!
Vabbè, a parte questo, c'è una cosa di cui forse dovremmo veramente preoccuparci: l'Italia sta franando. E,nella fattispecie, la Sicilia.
Non fa piacere sapere, soprattutto quando vivi fuori, che a poco a poco la tua terra crolla, diluvio dopo diluvio. E non fanno piacere i commenti di chi la Sicilia la conosce solo attraverso i film di mafia e i telegiornali.
Stamattina in ufficio una mia collega (padovana) ha così commentato: parlano di fare il ponte e lì mancano pure le strade!
Lì per lì le avrei piantato un coltello fra due costole (anche perchè, detto fra noi, la mia collega già di suo simpatica simpatica non è).
Tuttavia in cuor mio non ho potuto non pensare che in effetti è proprio così.
Managgia!
Però, a pensarci bene... forse se fanno il ponte i soccorsi arriveranno più velocemente! Sempre che a qualcuno interessi veramente soccorrerci...
Ma cos'è questo di fronte all'uso improprio dell'Inno di Mameli?