mercoledì, ottobre 22, 2008

FELICITA'


Ömer Zülfü Livaneli – “Felicità” – Gremese Editore – Euro … (non lo so, me l’ha regalato mio fratello per il mio compleanno)

Ho sempre pensato, peraltro confortato dalla sincera testimonianza di altri della mia generazione, che la felicità fosse un bicchiere di vino con un panino, siccome cantato da uno dei miei intellettuali di riferimento: Albano Carrisi. Egli, incoraggiato dalla spalluccia ritmica di Romina e da più di un bicchiere di vino, indicava il percorso da seguire per raggiungere l’agognata meta.
Altra storia con i tre protagonisti del romanzo di Livaneli. Una ragazza, Meryem, viene stuprata dallo zio, una sorta di capo spirituale della famiglia, in un villaggio dell’Anatolia dell’est. Scoperto questo “peccato”, secondo i costumi locali, viene dapprima bandita dalla sua comunità (sparti!) e quindi condannata a morte. Un giovane, Cemal, cugino di Meryem (e figlio del di lei stupratore), di ritorno dalla leva dove ha servito come soldato combattente nella guerra contro i curdi, viene assoldato per compiere l’abbietta missione: quella di portare a Istanbul la cugina e lì ucciderla per riparare al peccato commesso. Un professore universitario, Irfan Kurudal, volto noto del mondo accademico e della televisione, fa perdere le sue tracce, lasciando la famiglia e il suo mondo dorato per intraprendere un viaggio in barca a vela per il Mar Egeo. Ed è proprio in mare che l’uomo conosce i due ragazzi e offre loro di lavorare a bordo. Questo incontro modificherà, e di molto, le vite dei tre personaggi.
Il tutto si svolge in Turchia, a mio parere il quarto protagonista del romanzo. La parte centrale del racconto è il viaggio che i due cugini compiono in treno, con le persone che conoscono e le storie con le quali vengono a contatto. Paese dibattuto tra l’antico e il nuovo, la Turchia, tra un Islam conservatore e fondamentalista – personificato dal giovane Cemal, che non recede neanche di fronte all’apertura morale eppure fortemente religiosa di Salahattin, suo compagno d’armi – e pulsioni di modernità e di apertura al cambiamento – che hanno in Irfan il loro corifeo. In mezzo ai due, e quindi alle due visioni del mondo, sta Meryem, con la sua curiosità e coi suoi cambi di vestiario. E alla fine sembra che sia solo la giovane a trovare la felicità, mentre gli altri due ripartono, senza una meta chiara.
È la Turchia di oggidì, un paese dove una ragazza stuprata deve morire ma dove altre ragazze vanno in giro svestite a prendere il sole; un paese che pressa alle porte dell’Europa ma che deve ancora aspettare. Aspettare che si sopiscano le pulsioni xenofobe di coloro che non vogliono un paese islamico dentro i loro confini o di coloro che attendono che essa si metta in linea con i diritti umani, soprattutto in tema di pena di morte.
E adesso un piccolo giochino. Io citerò una frase che si trova verso la fine del libro, frase che riguarda la Turchia, e voi mi dite quale altro paese del mondo vi viene in mente, ok? “In Turchia non è possibile influire su coloro che hanno il compito di prendere le decisioni, perché il popolo è sciocco e ingenuo. E in un paese dove il popolo è così, la democrazia non è tanto diversa da una dittatura o da una monarchia”. Vi giuro che parlava della Turchia!

1 commento:

Coq Baroque ha detto...

bene! sappiamo dove non emigrare.