Ömer Zülfü Livaneli – “Felicità” – Gremese Editore – Euro … (non lo so, me l’ha regalato mio fratello per il mio compleanno)
Ho sempre pensato, peraltro confortato dalla sincera testimonianza di

Altra storia con i tre protagonisti del romanzo di Livaneli. Una ragazza, Meryem, viene stuprata dallo zio, una sorta di capo spirituale della famiglia, in un villaggio dell’Anatolia dell’est. Scoperto questo “peccato”, secondo i costumi locali, viene dapprima bandita dalla sua comunità (sparti!) e quindi condannata a morte. Un giovane, Cemal, cugino di Meryem (e figlio del di lei stupratore), di ritorno dalla leva dove ha servito come soldato combattente nella guerra contro i curdi, viene assoldato per compiere l’abbietta missione: quella di portare a Istanbul la cugina e lì ucciderla per riparare al peccato commesso. Un professore universitario, Irfan Kurudal, volto noto del mondo accademico e della televisione, fa perdere le sue tracce, lasciando la famiglia e il suo mondo dorato per intraprendere un viaggio in barca a vela per il Mar Egeo. Ed è proprio in mare che l’uomo conosce i due ragazzi e offre loro di lavorare a bordo. Questo incontro modificherà, e di molto, le vite dei tre personaggi.
Il tutto si svolge in Turchia, a mio parere il quarto protagonista del romanzo. La parte centrale del racconto è il viaggio che i due cugini compiono in treno, con le persone che conoscono e le storie con le quali vengono a contatto. Paese dibattuto tra l’antico e il nuovo, la Turchia, tra un Islam conservatore e fondamentalista – personificato dal giovane Cemal, che non recede neanche di fronte all’apertura morale eppure fortemente religiosa di Salahattin, suo compagno d’armi – e pulsioni di modernità e di apertura al cambiamento – che hanno in Irfan il loro corifeo. In mezzo ai due, e quindi alle due visioni del mondo, sta Meryem, con la sua curiosità e coi suoi cambi di vestiario. E alla fine sembra che sia solo la giovane a trovare la felicità, mentre gli altri due ripartono, senza una meta chiara.
È la Turchia di oggidì, un paese dove una ragazza stuprata deve morire ma dove altre ragazze vanno in giro svestite a prendere il sole; un paese che pressa alle porte dell’Europa ma che deve ancora aspettare. Aspettare che si sopiscano le pulsioni xenofobe di coloro che non vogliono un paese islamico dentro i loro confini o di coloro che attendono che essa si metta in linea con i diritti umani, soprattutto in tema di pena di morte.
E adesso un piccolo giochino. Io citerò una frase che si trova verso la fine del libro, frase che riguarda la Turchia, e voi mi dite quale altro paese del mondo vi viene in mente, ok? “In Turchia non è possibile influire su coloro che hanno il compito di prendere le decisioni, perché il popolo è sciocco e ingenuo. E in un paese dove il popolo è così, la democrazia non è tanto diversa da una dittatura o da una monarchia”. Vi giuro che parlava della Turchia!
1 commento:
bene! sappiamo dove non emigrare.
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