domenica, maggio 03, 2009

CE LA SO! - Viaggetto semiserio nella parlata agrigentina


Il sottotitolo non tragga nessuno in inganno. Non voglio rifare la tesi di laurea di Luigi Pirandello né avere alcuna pretesa scientifica. Tant’è vero che si tratta di un viaggetto, una gitarella, una specie di scampagnata. Visiteremo i luoghi linguistici agrigentini, cioè tanti (non tutti, certo) di quei modi di dire, verbi, frasi, singole parole che a Girgenti vengono pronunziate con leggerezza, senza pensarci due volte, ormai legittimate dal tempo e dall’uso ma che magari all’orecchio di un non agrigentino possono sembrare strane, quando non sono decisamente sbagliate. (Le espressioni incriminate sono in grassetto.)
Comincerei da un verbo, il verbo dei verbi, il termine che ci permetterà di riconoscerci come agrigentini quando un giorno saremo tutti in Paradiso: è il verbo sapercela! L’agrigentino non è capace di fare qualcosa, egli più semplicemente ce la sa. “Ce la sai, bellomè? – Prima ce la sapevo. – Ora non ce la so più. – Se ce la sapessi, che fa, non te lo farei?”
E sempre rimanendo in ambito verbale è nota la propensione che abbiamo nel considerare transitivi alcuni verbi intransitivi. E quindi può capitare di sentire qualcuno che chieda alla propria madre: “Scendimi le chiavi che devo uscire la macchina dal garage. Devo prendere delle cose, che le devo salire a casa” (non prima di aver entrato la macchina nuovamente in garage). Una volta una mia amica che era appena tornata da un viaggio, scese le valigie dall’auto (tante, vi assicuro), e guardandomi fa: ”Sàlimele!”. Tutti noi usiamo questi verbi in questo modo. Tempo fa un cronista siciliano del TG5 commentando una rapina disse che il malvivente aveva uscito la pistola; l’episodio fu riportato dopo qualche giorno da Striscia la Notizia nella categoria “strafalcioni dei giornalisti”.
C’è poi il caso di quei participi usati un po’ così: “Vuoi comprate le patatine?” chiede il papà premuroso al figlioletto; “Hai tutti i pantaloni scesi” gli fa eco la mamma; “Si deve fare una piovuta!”, chi di noi non l’ha mai detto guardando un cielo di piombo (del resto se c’è la grandinata e la nevicata, anche la piovuta reclama il suo bel posticino tra le precipitazioni atmosferiche, no?).
Poi c’è una serie di situazioni linguistiche che riguardano l’andare al mare, pardon, l’andare a mare. Intanto a mare si ci va (e non “ci si va”) in macchina e si porta la tovaglia, cioè il telo (questa cosa mi fa secco!). Se si vuol fare una passeggiata si va spiaggia spiaggia e se magari si è in comitiva si possono anche tirare le foto. E poi c’è sempre qualcuno che a un certo punto chiede “Com’è l’acqua?”, ottenendo come risposta, invariabilmente: “Bella!”.
Ed è proprio al mare che l’estate scorsa ho assistito al seguente scambio di battute. Accanto alla mia tovaglia (eh eh!) c’era una famigliola, simpatica ma non troppo, con dei bambini che frignando chiedevano il gelato. “Potete stare freschi”, abbozzò lì per lì la mamma, “mangiatevi invece i mottini (le merendine) che vi ho portato”. Ma le proteste crescevano di intensità, i bambini facevano l’inferno, per cui dopo un timido temporeggiamento (“Ho solo soldi sani”), la poveretta, alla quale nel frattempo era venuta la pena, capitolò. “Mi state facendo uscire pazza”, disse avviandosi mestamente verso il chiosco dei gelati. Ma al ritorno fu lei a prendere in mano la situazione: accusò i figli di averle fatto fare mala figura con le persone, e che quindi le era caduta la faccia a terra. “Da domani in poi se dovete fare così ci muoviamo a casa” accusava (eh sì, perché a Girgenti, il verbo muoversi esprime anche immobilità). “Con voi non ci posso combattere più”, proclamò ultimativa, “mi state facendo cadere malata”. E per finire: “Guardate, avete tutte le mani sporche” (vi assicuro, avevano solo due mani ciascuno, come tutti) “e ora pulitevi il muso che ce l’avete marrò”. Era, infatti, un gelato al cioccolatto.
Laddove dappertutto il facchino è il portabagagli delle stazioni, ad Agrigento è la persona maleducata. Tempo fa andai a Roma in pullman. All’arrivo, al piazzale della stazione Tiburtina, ci fu la solita ressa per prendere i bagagli. Un passeggero, lamentandosene con l’autista si sentì rispondere: “Caro signore, io sono un autista, non sono un facchino”. E il signore si profuse in scuse assicurandogli che non voleva assolutamente dire che era un facchino. Oppure un mio caro amico, tempo fa, dovendo spiegare a un’amica del Nord il significato della parola vastaso (stesso significato), la tradusse con… facchino.
Un altro amico, trovandosi al ristorante a Rimini chiese tre scioppetti di birra, gettando nel panico la cameriera. Lo scioppetto è la bottiglia piccola, quella da 33 cl. La donna, temporeggiò un po’ nelle cucine, dopodiché tornò dicendo che non li aveva. Si sentì rispondere: “Vabbé, allora mi porti uno scioppone”.
Da ittari vuci (gridare, urlare), l’agrigentino tira fuori buttare voci. Una sera d’estate di qualche anno fa andammo a vedere “Questa sera si recita a soggetto” una bella commedia di Luigi Pirandello – nostro concittadino –, in cui alcuni attori, confusi tra gli spettatori interagiscono con i colleghi sul palcoscenico e ovviamente sono costretti ad alzare la voce. Un nostro amico si trovò seduto di fianco ad un’attrice esterna che pertanto passò tutto il primo atto a urlare. All’inizio del secondo atto, alla ripresa dei posti, ‘sto mio amico, che, vi giuro, non aveva capito niente della situazione e pensava che l’attrice fosse semplicemente una pazza scatenata, la guarda e le fa: “Ma lei non è quella che poco fa buttava voci?” “…” (Pausa di sconcerto dell’attrice) “E ne deve buttare ancora?”
Alcune espressioni orbitano nel mondo dei rapporti sociali e del sentimento: “Mi fai simpatia”; “mi sono fatto fidanzato, sai, con quella che mi faceva sangue” (lì per lì penseresti a una bistecca); “sei zita o lasciata?”, si informa, premurosa (e forse speranzosa), l’amica del cuore; “ci siamo lasciati ma mi sta uscendo il senso”, risponde, la povera delusa. Quando non si ha alcuna intenzione di andare a trovare un amico, normalmente gli si dice: “Uno di questi giorni avvicino!”. Per indicare la frequenza assidua con cui si fa qualcosa, si dice che si fa ogni due e tre. “Mio nipote si è fatto tanto” dice la zia orgogliosa segnando nell’aria con una mano la probabile altezza del bimbo, “e poi, è un bambino intelligentissimo, non perché è mio nipote!” (e perché, se no?). Si esprime soddisfazione con: “Mi è venuto il cuore”, che cardiologicamente parlando deve essere uno sproposito; e poi “Non fare lo sperto”, ovvero il furbastro. “Vedi che ti dico?” (senti, casomai!); “Quello che mi dici mi stranizza”, e la meraviglia si dipinge sul suo volto attonito. “Ti cucino?”, chiede la moglie al marito mentre qualcuno può pensare che ‘sta donna prenda il coniuge e lo ficchi in pentola. “Ho calato la pasta” (da dove?), “Mi sono mangiato il panino e mi sono bevuto la Coca-Cola” (meno male che ha aggiunto il panino e la Coca-Cola!); “Ho fatto tutte cose”.
Straordinari sono anche “avere di bisogno”, “salirsene” e ”scendersene”, “l’utile e il divertevole”, “prendere una scaffa” (una buca per strada), “portare la macchina” (nel senso di guidarla), “camminare in auto, (non si camminava solo a piedi?), “per sì e per no”, “niente ci fa!”, “la vuoi una ciunga? (chewing-gum) – dammene mettà”. I giorni della settimana sono, inspiegabilmente, luneddì, marteddì, etc… Personalmente amo molto anche i raddoppiamenti: “Giusto giusto!”, “a quando a quando”, “solo solo”, “piedi piedi”, “vedersela pietre pietre”, “andarsene muro muro”, “sono arrivato ora ora”, “l’ho appena comprata, è nuova nuova”, “il cinema è pieno pieno”; e le esclamazioni: ‘Nzumma!, Cèèè!, Mischino!, Camurrìa!, !, Moru!, Gnà!, Gnà chi!, Gnà comu! e Gnà !, il conclusivo Va’!, l’arcaico Scasciu!, per finire con Maria!, citato anche da Tomasi di Lampedusa nel “Gattopardo”.
Naturalmente, questo scritto non ha alcuno scopo canzonatorio nei confronti di nessuno: è stato soltanto il volersi soffermare (per sorriderne un po’) su un aspetto della vita della nostra città che è quello del parlare. In fondo, ha che parliamo così da una vita, cose giuste!

60 commenti:

Anonimo ha detto...

Una mia compagna di università, a Ca' Foscari, venendo a sapere che ero agrigentino, mi disse:"Allora pure tu dici casa casa!".
Agrigento, inoltre, è l'unica città del mondo in cui il latte "si mangia", non si beve. U picciliddru si mangià u latti! Chi ha mai sentito dire "si vippi u latti"?

Alberto Todaro ha detto...

Certo, caro anonimo concittadino, sicuramente avrò dimenticato un sacco di altre espressioni che ognuno di noi può integrare.
Certo che siamo strani forte, eh?

fifi ha detto...

sete strani assai!!

fabio ha detto...

...ha che parliamo così da una vita..

Per meglio dire: "avi che parliamo cosi......"

Anonimo ha detto...

Ho sempre trovato geniale "surdiari", non avevo fatto caso che andavo a mare, mia sorella da paesana a cittadina, bella sperta, ha lasciato il cioccolato per il cioccolatto.
Sunga grazzie per questo post bello assà assà.
saluti
m.ang

LEUCO' ha detto...

spero non ti dispiaccia se ho commentato il post con i miei discepoli: notevole interesse e grande stupore (benché da mesi dica loro che i soldi non "si escono")
e che dire di "mi sono investito"?

Leucò

carletta ha detto...

E: mi sono fatta fidanzata?

Anonimo ha detto...

Per gli autoctoni (oppure se preferite, indigeni): Non vi piace o vi vergognate ? Cambiate zona. Per tutti gli altri cheche non siete di quì, se non gradite, non venite.

Koral ha detto...

fortissimo! mi hai regalato un pò di "casa" :)

leotambo ha detto...

Non sono siciliano ma ho vissuto in Sicilia. Ho avuto qualche problema con le indicazioni stradali perché quando mi dicevano si SCENDERE io pensavo di dover andare in discesa o addirittura parcheggiare e scendere dalla macchina. Ignoravo che volesse dire SVOLTARE, anche se la svolta era in salita!

Anonimo ha detto...

Solo una parola per commentare questo articolo:GENIALE!!!

Frank ha detto...

St'articolo... bellu è!

Anonimo ha detto...

mi vado a fare il dentifricio. ahahahahahahahahahahhahah ed il bellè è ke continuo a dirlo pur sapendo che non ha senso----> lavare i denti ;)

Anonimo ha detto...

Gran bell'articolo dedicato a tutti gli AGRIGENDINI che riescono a ridere delle loro "peculiarità"!

Salvatore moncada ha detto...

Veramente bello, "sopratutto il moversi, con un significato di restare"
Che un po rappresenta nella loro essenza molti agrigentini!

DolcementeSalato ha detto...

Geniale!! E' stato un piacere leggerlo, mi sono divertita. In fondo, molte espressioni appartengono un pò a tutto il triangolo Agrigento-Trapani-Palermo (lo dico da palermitana). Le espressioni che invece a Palermo non avevo mai sentito e che le sento dagli amici agrigenDini sono: facchino (agli inizi non sapevo cosa intendessero usando il "facchino" un pò dappertutto) e "bellomè". L'aggettivo bello viene usato un pò a sproposito. Ma il bello dei dialetti italianizzati o dell'italiano dialettizzato è anche questo. Alcune espressioni non potrebbero mai essere tradotte, perderebbero di enfasi e di significato.

Giuseppe ha detto...

Grazie Alberto, leggere il tuo post mi ha davvero divertito. Aggiungereri "vado a farmi tirare la mola" ..... "tirare" ???? la "mola" ????? Ciao

Anonimo ha detto...

grazie Alberto...aggiungo: llà ddentro!
per esempio: Valentina è là ddentro che parla al telefono!

mi hai regalato 5 minuti di risate.

daniela

Anonimo ha detto...

la carpetta!
che non è una piccola carpa, ma una cartellina.

Anonimo ha detto...

Fantastico questo articolo!!!che risate!!!Complimenti

anias ha detto...

"Vastaso" deriva dal verbo greco Vastazo, che significa appunto "portare"..Il tuo amico che lo ha tradotto come facchino non si è allontanato poi tanto :)

Anonimo ha detto...

E vogliamo parlare del lavarsi le mani sotto la "fontana", che sarebbe poi il rubinetto, o di pulirsi il muso marrò con il "fazzoletto" invece che con un tovagliolo?!
O dell'espressione "mi stai cuocendo"!!!

Anonimo ha detto...

Ho trovato molto divertente questo scritto! Soprattutto perché da agrigentina trapiantata a Roma più di una volta mi è capitato di suscitare gli interrogativi di chi mi stava intorno. L'ultima giusto qualche settimana fa, esortando il mio compagno, per la prima volta in vacanza in Sicilia, a prendere la "tovaglia" per "scendere" al mare!

Anonimo ha detto...

io passo ogni estate ad agrigenDo,ed è vero: parlate tutti così!!!

ma dimentichi che si va mano manuzza tra ziti, o invece del motore è meglio muoversi pedi pedi...

:P (e io sono di varese)

Giacuminè ha detto...

scioppetto sta x cl20.
scioppone. sta!x cl33
3quarti.sta x66 cl
quannu era nicareddru faciva chistu travagliu

Anonimo ha detto...

e "scattusu" dove lo mettiamo???? :)

Anonimo ha detto...

Moru moru!!! ahahahahaha
Sono una Agrigentina che vive a palermo da anni e ,credetemi, anche qui a volte ho dovuto spiegare delle parole o intere frasi, come "iu vidè!" (trad. anche io) oppure "moviti fermo" (trad. resta immobile!)

Anonimo ha detto...

và jnchi l'acqua ( riempi le bottiglie d'acqua) quando ho detto ad una mia amica di Como " vado a riempire l'acqua" mi ha guardato stupita " ma cosa dici" ........ che risate quando l'ho capito, per me di Aragona era una giusta traduzione.....
angelo c.

flavia ha detto...

perchè vogliamo parlare di "a vè?" ahahahahah o di "esco con il MOTORE?" quando si dovrebbe dire "esco con la moto o con lo scooter!" ahahahahah

Anonimo ha detto...

spesso prendo la mia ragazza.. quando mi dice: "vado a farmi i denti"
.. e io le chiedo " Come te li fai?"
.. la risposta varia tra " con la scrima nnù mezzu" e " 'cchì trizzi"
AHUAHUHUAHUAHUA GRANDI AGRIGENTINI!!!

Anonimo ha detto...

RIPOSTO correggendo l'errore di omissione. CHIEDO SCUSA

spesso prendo in giro la mia ragazza.. quando mi dice: "vado a farmi i denti"
.. e io le chiedo " Come te li fai?"
.. la risposta varia tra " con la scrima nnù mezzu" e " 'cchì trizzi"
AHUAHUHUAHUAHUA GRANDI AGRIGENTINI!!!

fabio ha detto...

ma la mollica? è solo da noi che si intende il pane grattato no?!

Anonimo ha detto...

E la parola 'talè' invece?? "tale prendimi sta cosa un'attimo..." ah ah ah!!! Grazie per questo bel momento la mia Sicilia mi manca cosi tanto dalla lontana Svizzera :-(

Anonimo ha detto...

...e quarttoddici invece di quattordici?!? ne vogliamo parlare???

Donatella ha detto...

ora mi vado a coricare!!!! :D

giuseppe rigoli ha detto...

parlando di endorfine, durante una lezione di biologia, la mia alunna Anna con grande soddisfazione interviene con "provessore!! allora queste cose fanno calare il sonno?"

De Marco Alan ha detto...

Ciao,l da Agrigentino che ha girato un bel pò di mondo ti dico che mi hai fatto ricordare molte parodie dei miei zii e cugini. Anche se non forse in un altro post aggiungo "talè" (guarda) o "taliare" (guardare). Ma che talii? fantastico ! !

Anonimo ha detto...

Caro Alberto,
Sono rimasto in tredici leggendo questo tuo delizioso post.
MI sono ammazzato dalle risate e, manco a dirlo, ampiamente riconosciuto tra i molti storpiatori abituali dell'italico gergo.
dunque non mi sono stranizzato di quanto hai scritto pur nella consapevolezza che io, per parte mia, non ce la saprei.
saluti cari
Gigi Birritteri

Anonimo ha detto...

articolo stupendo! io sono di sciacca (50 minuti da agrigento) e vivo a torino (dove studio e ho la ragazza) lei è di torino. esilaranti le mie "uscite" con espressioni tipiche della mia terra e la sua faccia attonita per minuti e minuti! il tutto che diventa ancor più esilarante perchè io credendo che le suddette espressioni siano ampiamente comprensibili, gliele ripeto sino allo sfinimento! insomma dopo una decina di minuti con eh? cosa? ma che significa? in italiano non esiste! no, non è vero esiste e si usa! la si finisce sempre con una grossa grassa risata!

Anonimo ha detto...

Fantastico!!! Mi hai fatto tanto ridere e sorridere!!!! Grazie Alberto!

Anonimo ha detto...

Pare a te....

TotusTuus ha detto...

Noi CAMMINIAMO sempre con la macchina e a volte i pantaloni non ci VENGONO.

Anonimo ha detto...

Ero in ufficio, una mia collega stava parlando di suo fratello maggiore, io intervengo e chiedo "quanti anni vi levate"? Sguardo interdetto/attonito della collega e successiva spiegazione d'obbligo..

Anonimo ha detto...

La bottiglia di birra di 33 cl non è lo scioppetto ma la mezza birra. Lo scioppetto era una bottiglia più piccola, che adesso non fanno più. Scioppetto deriva dal nome francese di un bicchiere predisposto per la birra. Giuseppe La Barbera

Donata ha detto...

Vogliamo parlare dell'espressione "Moviti ddrocu"? Grande Alberto, articolo geniale. Ma quanto siamo strani noi giurgintani?

Anonimo ha detto...

FANTASTICO! ho riso con le lacrime!

Anonimo ha detto...

"Miiii peròòòò vaaaaà!"
Esclamazione tipica di bambino agrigentino.
Splendido scritto, diffondo con piacere.






Anonimo ha detto...

e quindi!!! tutti hanno il loro slang! perché a Giurgenti no!!!ora veru va!!!!

Unknown ha detto...

Ammetto con invidia che avrei voluto scriverlo io cotanto articolo. Io, toscano sposato a Girgenti, l'ho davvero apprezzato ... Un abbrazzo
Franco

Anonimo ha detto...

L'autista facchino mi ha fatto troppo ridere! La maggior parte degli agrigentini non riesce a pronunciare la 'gli' e invece dli aglio viene fuori ajo.Quando arrivai ad Agrigento un signore mi disse: avi di stamatina chi aiu 'na lagnusia..e io:che vuol dire lagnusia? Eh...canazza! Viva Agrigento
Lucia

Anonimo ha detto...

Aggiungo: la scatola da noi è LO SCATOLO; il vecchio motorino Ciao della Piaggio era LO Ciao e non IL Ciao.

Anonimo ha detto...

Lo ciao non lo mai sentito dire

Anonimo ha detto...

Tutta questa diversità di accenti, espressioni e parole all'interno della Sicilia è curiosa e allo stesso tempo affascinante, se pensiamo a tutti i popoli che abbiamo "ospitato" nella nostra terra! :D
Conosco alcune persone di Messina che si scandalizzano quando sentono espressioni come "talìa" (loro dicono "vadda"), per non parlare del nostro "arrè" ("di nuovo") che da loro non esiste, mentre nel siracusano si traduce con "attonna" xD

Anonimo ha detto...

In "lingua agrigentina" se ami profondamente qualcuno gli puoi dire : "SOLO PER TE CARRIO BOMBOLE"... Un'agrigentina dichiarazione d'amore ehehhehe!!!!! Ciao :-)
Giovanna

Anonimo ha detto...

da barese vissuto ad Agrigento quasi quarant'anni vorrei segnalare la fagiolina (i fagiolini) e a' canala (il canale) eheheheh grazie per il bellissimo articolo!!

Fra creativita' ha detto...

Leggendo questo post, mi sono un sacco divertita!!! Soprattutto perché nonostante sia lontana da casa (Bivona) da più di 15 anni, mi sono resa conto che qualche strafalcione di questi ancora mi scappa senza volerlo!
Del resto pure ai tempi di Dante il siciliano era conosciuto come una lingua......
Viva la Sicilia!

Anonimo ha detto...

Articolo molto bello. Ci sarebbero ancora tante cose da dire, come per esempio quando ci chiedono, o chiediamo, di uscire la carne dal frigo! pensiamo a chi va in BANGA AD AGRIGENDO e così via. Ottimo.
Fabio
Ciao Alberto.

Anonimo ha detto...

Satavu. Giurla vinisti.

Anonimo ha detto...

Satavu. Giurla vinisti.

Unknown ha detto...

Sto mortaa! Hahahahah mi sono divertita troppo a leggerlo! Amo la mia lingua! Hahahah❤️