lunedì, gennaio 12, 2009

BONAMORONE


Seconda puntata della saga dell’acqua a Girgenti.

***

Quando l’acqua finiva bisognava andare a riempire le taniche, che noi abbiamo sempre chiamato bidoni o bidoncini, alla fontana di Bonamorone (simile a quella della foto). Sono sempre stato del parere che il vero simbolo di Girgenti non debba essere il tempio, uno qualsiasi, bensì la fontana, o fontanella, di Bonamorone. Chi di noi agrigentini non è mai andato a riempire i bidoni a Bonamorone? Non c’era il rischio che non ci fosse nessuno, alla fontana. Vi trovavamo sempre un drappello, più o meno nutrito, dipendeva dai periodi dell’anno, di altri cittadini, deidratati come noi. L’acqua veniva presa per un duplice scopo: berla o usarla per l’igiene personale e le faccende di casa. Non per il bucato ovviamente, ché per quello bisognava aspettare che venisse l’acqua nei giorni prestabiliti. Dal destino o dal fontaniere.
Per quel che riguarda l’acqua potabile, poi il problema è stato risolto perché a un certo momento cominciò ad arrivare leggermente inquinata, quel poco che è bastato per convincerci tutti quanti a comprare l’acqua bell’e imbottigliata. Che poi guarda caso, quando si dice la combinazione, cominciarono a vendere acqua minerale di tutti i tipi e di tutte le marche e c’è stata gente che c’ha fatto pure dei bei soldini. Comunque.
Allora stavo dicendo appunto della fontanella di Bonamorone, che per noi agrigentini è un posto mitico visto che tutti siam passati prima o poi da lì. Io ci andavo da bambino con mio padre e i miei fratelli. Ci abbiamo passato dei bei pomeriggi, in particolare d’estate ma, alla bisogna, anche in altre stagioni, a fare la fila per riempire i nostri bidoncini. Che poi detta così sembra che fossero piccoli piccoli ma in realtà avevamo pure quelli da venticinque litri che all’andata erano belli leggeri ma al ritorno, pieni d’acqua, per portarli ti dovevi scarenare. Noi eravamo sempre contenti di andare a Bonamorone, perché giocavamo e ci ammazzavamo di risate. Forse mio padre lo era un po’ meno perché in fondo il grosso del lavoro alla fin fine toccava a lui. Ci divertivamo perché in effetti la fontanella di Bonamorone era un posto divertentissimo.
In realtà, più che una fontana, quella di Bonamorone è un abbeveratoio. La fontana vera e propria è così fatta: il fronte è un arco alto, a tutto sesto, con un catino che raccoglie l’acqua che viene fuori da due cannelle; un buchetto porta l’acqua residua alla gebbia, la vasca, bella grande, dietro l’arco. Nella gebbia c’era sempre un bel po’ di acqua fitusa a ristagnare; acqua piena di fanghi, muschi, lippo e mucillagini varie. Tutt’attorno era un rigoglio di moschitte, zanzare e insetti da laboratorio di biologia. A volte vi era anche qualche raganella e in generale un visibilio di tignusi, le lucertole. Era pieno di fango e se scivolavi erano cazzi, perché ci si faceva stare uno schifio. Ogni tanto arrivava un viddanu, un contadino, che abbeverava il mulo, che noi osservavamo con la curiosità dell’etologo. Andandosene via, il mulo, per soprammercato, lasciava una bella cacata. A Girgenti, negli anni della mia prima giovinezza, le cacate di mulo erano parte dell’arredo urbano. Mi mancano molto.
A Bonamorone c’era sempre di quella gente che litigava per il posto nella fila e ogni tanto volava pure qualche parola grossa. Prontamente gli altri si premuravano a sedare gli animi al grido di ”Amunì, nenti c’è”. C’era chi chiedeva il permesso di riempire solo un bidoncino e quando il permesso gli veniva accordato ne tirava fuori degli altri, con disappunto degli astanti. Chi gridava e si lamentava dei politici che li avevano presi in giro – salvo poi a scoprire che erano proprio quelli per i quali loro avevano votato ma giuravano e spergiuravano che quella era l’ultima volta – e perciò tutto veniva come sempre e come dappertutto buttato in politica. Con gran dispendio di energie vocali. Nel frattempo le due cannelle della fontanella, solo due, continuavano a elargire acqua a centinaia di cittadini assetati. Ogni tanto c’erano persino di quei vecchietti che arrivavano lì arrancando coi reumatismi e i bidoncini e, per la verità, venivano fatti passare avanti.
Beh, in fondo la fontanella di Bonamorone ha cavato fuori dai guai, seppur momentaneamente, uno sacco di cristiani, per questo noi tutti dovremmo esserle grati ed elevarla a monumento di vita cittadina e addirittura simbolo della nostra città nel mondo, perché è stata la gioia di tutti gli agrigentini, dei grandi come dei piccoli, dei poveri come dei ricchi… No, forse dei ricchi no. Ora che ci penso non ho mai visto un agrigentino ricco a Bonamorone. Sì, è vero, anche perché è sempre girata la leggenda che mentre i quartieri popolari pativano la sete, nelle zone della cosiddetta Girgenti-bene l’acqua non è mai mancata. Bah, chissà se è vero.
La fontana di Bonamorone è stata fuori uso per diversi anni, anche perché la situazione idrica era migliorata, e per migliorata intendo dire che l’acqua arrivava ogni tre-quattro giorni, situazione che per noi è una molto prossima al paradiso. In molti palazzi sono state costruite le vasche sotterranee, per cui il contesto non era più come negli anni ’70, quelli ai quali io mi riferisco. Da qualche tempo invece la situazione si è rifatta drammatica, la condotta che porta l’acqua è praticamente uno scolapasta, per cui giocoforza i turni sono stati allungati, e di molto, costringendo molti agrigentini a tornare a Bonamorone.
Tempo fa, ai tempi del mitico Piazza, il sindaco, e dico il sindaco, fece riaprire la fontanella di Bonamorone. Ora io dico che queste cose possono succedere solo a Girgenti. Però mi chiedo: se tu sei il sindaco di una città dove manca l’acqua e non sei stato capace, tu i tuoi predecessori e tutta la tua ghenga politica, di fare una bella minchia per risolvere o quanto meno attenuare questa situazione, vabbé che fai riaprire la fontanella che consentirà ai tuoi concittadini di fare la fila per riempire i bidoncini sotto il pico del sole a quaranta gradi, ma almeno stai zitto, fai finta di niente, no? Non te ne vantare. E invece no, siccome le facce ce l’hanno di bronzo – per non dire di culo – il giorno in cui hanno riaperto la fontanella di Bonamorone hanno chiamato giornali e televisioni e hanno fatto la solenne inaugurazione. Si sono fatti fare servizi, interviste; hanno ripreso il primo bidone riempito, hanno rilasciato dichiarazioni, “Abbiamo restituito questa struttura alla città!”, etc… E noi alla televisione abbiamo visto il penoso spettacolo di una giunta comunale che stappava lo spumante per la riapertura della fontanella di Bonamorone!

Nessun commento: