sabato, gennaio 03, 2009

UNO SGARBO A SGARBI


L’altra sera, a Girgenti, è venuto Vittorio Sgarbi. Solo per questa frase iniziale, il pezzo andrebbe sotto l’etichetta Chissenefrega. Ma c’è dell’altro, ovviamente. Sgarbi è stato contestato. È questa è la vera novità, dirompente nel panorama narcotizzato della società agrigentina. Premetto che io non ero presente all’evento, avevo senz’altro cose più importanti da fare (cfr. Guccini, L’avvelenata, 1976: “godo molto di più nell’ubriacarmi...”), per cui ne parlo soltanto per una conoscenza attinta da articoli di giornale online e dal video che ormai spopola, persino su Repubblica.
Ma molti agrigentini c’erano, alla messa cantata della volgarità, celebrata da Vittorio Sgarbi. C’è pure da dire che il libro presentato dal critico d’arte era fondamentale per la formazione culturale, politica e soprattutto umana di ogni agrigentino: “Clausura a Milano e non solo. Da suor Letizia a Salemi”. Vattelo a perdere cotale evento!
Nell’affollatissima sala della biblioteca Franco La Rocca, si aspetta l’illustre ospite – dicono – per due ore. Strana questa cafonata per una persona così misurata e di buon gusto come Vittorio Sgarbi. Ma tant’è. L’ospite arriva e il moderatore dell’incontro inizia con delle battute sul ritardo dovuto alle nostre straordinarie strade. In sala ovviamente c’erano personaggi ai quali è da addebitare di peso lo stato penoso delle nostre strade e della nostra terra in generale ma noi sull’argomento preferiamo fare delle battute da cabaret. Perché noi siamo simpatici. Il bravissimo Sgarbi, pertanto, sente il dovere etico di dire delle frasi sconce sull’argomento e lì inizia la bagarre. Il ragazzo Giuseppe Gatì, anni 20, da Campobello di Licata (Ag), armato di volantini e coraggio inizia la sua contestazione. Prima gli rinfaccia di essere volgare, poi gli ricorda di essere un pregiudicato. Cose entrambe false. O vere? Cosa importa? Cosa importa, nel paese che ha Silvio Berlusconi quale premier, se uno è pregiudicato per truffa ai danni dello Stato e siede nelle istituzioni? E invece secondo Gatì questo importa, eccome, e lui vorrebbe – pazzo! – essere governato da gente onesta. Poi, sempre Gatì, inneggia a Giancarlo Caselli, al pool antimafia e a tutti quegli uomini che hanno lottato per la legalità e per essa sono anche morte. In sala scoppia il finimondo e il giovane viene “accompagnato” di là, dove resterà per un’ora e mezza senza disturbare il manovratore. Dei suoi amici, altri ragazzi che erano venuti con lui e che hanno anche realizzato le riprese, si erano nel frattempo perse le tracce.
Bene, ho letto gli articoli, ho visto più volte il video, ho letto la lettera che il ragazzo ha inviato a Qui Milano libera, ho persino visitato il sito di Giuseppe e sono arrivato a una conclusione: io sto con Giuseppe Gatì. E voglio fare mie le parole di Beppe Grillo: “Nessuno tocchi il ragazzo. È un piccolo eroe, un fiore raro”. Purtroppo il ragazzo è stato toccato, e proprio quella sera alla biblioteca. Ma credo che questo non scalfisca di un millimetro la soddisfazione per aver gridato la verità. Mentre tutti erano intenti ad ammirare i bellissimi abiti del re, lui ha semplicemente detto che il re – mannaggia – era nudo.
Io sto con Giuseppe Gatì, ne ammiro il coraggio e l’idealismo. E, sia chiaro, lo invidio.

2 commenti:

Umberto ha detto...

Lo invidio anch'io.Un gesto di questa portata a mio parere richiede un coraggio non indifferente.
Spero che Giuseppe non si ferma e che piuttosto nascano nuove ribellioni usando sempre e comunque la forza delle parole e perchè no delle urla!

Anonimo ha detto...

L'atteggiamento attonito del pubblico presente e lo stupore muto delle istituzioni che facevano da tappezzeria allo smargiasso sono a testimoniare che, purtroppo, si tratta di gesti ancora troppo isolati. Teniamo inoltre presenti che massimi rappresentanti della Città e della Provincia sono stati 2 ore, in nome e per conto dei cittadini, ad attendere un quilibet che faceva i propri comodi per le strade (dissestate) della provincia.