lunedì, gennaio 26, 2009

C’E’ DEL MARCIO IN BRASILE


Io boicotto il Brasile. Ne sono sempre più convinto. Hanno fatto arrabbiare ‘Gnazio La Russa (che è uno che non si arrabbia quasi mai) e io questo non lo perdono a nessuno. Bisogna prendere dei seri provvedimenti contro questo brutto paese. Intanto quello di manifestare davanti al cinema dove si proietta Natale a Rio mi sembra una prima, seria iniziativa, già portata avanti con successo dai giovani di Alleanza Nazionale. Peccato che la cosa abbia fatto storcere il naso a molti fini cinefili. «Non è giusto danneggiare un film di culto per una bega del genere» – sostengono molti di quelli che di cinema ne capiscono assai.
Ma cos’è successo? Pare che il Brasile abbia una legge organica sul diritto di asilo – l’Italia non ce l’ha, giova ricordarlo – e ogni tanto, quando gli capita di applicarla, lo fa. Questa volta è capitato nei confronti, o meglio a beneficio, di Cesare Battisti, un terrorista rosso, condannato per quattro omicidi ai tempi degli “anni di piombo”, il quale, dopo una lunga latitanza in Francia, aveva riparato in Brasile ma era stato arrestato. Qualche giorno fa, gli è stato concesso lo status di rifugiato politico, grazie anche – pare – ai buoni auspici di Carlà Brunì e quindi all’intervento di Sarkozy, presso il governo carioca. Non dirò una sola parola a favore di Battisti, è ovvio, però mi pare semplicemente un caso di applicazione di una legge e quindi di rispetto di diritti. Se il Brasile avesse adottato il provvedimento, facciamo conto, a favore di dissidenti cubani, oggi tutti loderebbero il Brasile.
E invece? Tutti incazzati e via a chi la spara più grossa. Non potendomi defilare dal dibattito socio-politico, come sempre molto interessante e edificante, abbozzo anch’io delle proposte che vanno tutte nella direzione del boicottaggio al Brasile.
- Sospensione di tutti i luoghi comuni sul Brasile. Sia vietato con effetto immediato dire che il Brasile è il paese dell’allegria, tutti sempre allegri e felici, ballano la samba, toda joya toda beleza, sanno tutti giocare a calcio e hanno la saudade. E il Carnevale. In fondo se ci pensiamo, i brasiliani sono dei musoni scostanti e antipatici; quando ballano sono impacciati e legnosi che nemmeno Pinocchio; col pallone sono delle scarpe e quando escono dal loro paese non ci vogliono più tornare. E la sagra dello gnocco fritto o la Smarronata di Savigno non hanno mica nulla da invidiare al Carnevale di Rio. Basta pensarci.
- Alienare tutti i calciatori brasiliani, presenti e passati. Il Milan venda subito Kakà, e non allo sceicco arabo ma anche allo Sporting Bagnacavallo, va bene lo stesso. Via anche Adriano, Ronaldinho, Ronaldo… ah, quello se ne è già andato. Anche perché al prezzo di un brasiliano ci prendi quattro rumeni, due messicani, tre camerunesi, e uno di Trinidad and Tobago. E anche due greci. Vietato anche ricordare le punizioni di Zico, la straordinaria eleganza di Falcao e persino le danze intorno alla bandierina di Juary.
- Boicottare tutta la musica brasiliana. Del resto, voglio dire, non mi pare che sia tutta ‘sto granché. Vinicius de Moraes o Antonio Carlos Jobim me li chiamate artisti? Caetano Veloso sarebbe un cantante? No, dico, Gilberto Gil o Chico Buarque me li paragoni a Mino Reitano o Gigi Finizio? O Mariano Apicella? Ma andiamo. E che dire di quella samba, quei balli, quelle movenze sconce, quelle ballerine scollacciate. Che dire, eh?
- Va vietato tassativamente il trenino di Capodanno (foto), quello che scatta subito dopo il brindisi al ritmo di Pèpè-pèpè-pèpè pèpè-pèpè-pèpè, meu amigo Charlie Brown, A E I O U Ipsilon, Brigitte Bardot Bardot, etc…
- Infine la madre di tutte le ritorsioni: boicottare il Cacao Meravigliao.

Ops, dimenticavo, e se riuscissimo anche a vietare il turismo sessuale verso il Brasile?

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Sono un po' perplessa.
Si tratterà anche di rispetto di diritti, tuttavia nei confronti di chi rispetto dei diritti altrui non ha avuto.
Forse ogni tanto si potrebbero fare dei distinguo.

Unknown ha detto...

Esistono dei diritti inalienabili che riportano alla dignità dell'essere umano.Non penso che l'appello ad un diritto presunto ed applicato ad un disertore dell'umanità possa avere altro senso se non quello della distorsione ideologica.
C'è un uomo, Alberto Torregiani, a cui Cesare Battisti ha strappato il padre. Per lasciargli affrontare, poi, tutta la vita senza la libertà di muoversi sulle sue gambe.
Il Brasile doveva dare una prova di civiltà. E non l'ha fatto.
Sia in qualità di cittadina italiana che in nome del Diritto alla vita, trovo che non ci sia veramente nessuno spunto su cui ironizzare. Così come trovo intellettualmente scorretto spostare l'attenzione sul turismo sessuale verso il Brasile che rimane una vergogna per il mondo e non può,a mio parere, essere manipolato per ridimensionare la mostruosità di Battisti.