sabato, dicembre 06, 2008

GIOR-NALE-DISI-CILIA


Non so come si chiami né dove abiti. Non so quanti anni abbia né se sia sposato o abbia figli.
Non so nulla di lui. Però lo conosco. L’ho sempre visto.
Sin dal primo momento in cui sono riuscito ad avere coscienza di me e delle cose che mi circondavano, da allora io ho sempre visto, e sentito, quest’uomo bruno dalla voce stridula, macilento ma forte come una roccia.
Contro il sole che spacca le pietre, contro il freddo che taglia la faccia, contro il vento e la grandine…
Ogni mattina lo strillone di piazzetta San Calogero è lì al suo posto. Come la chiesa, come la ringhiera, come il baretto, come i negozi. Solo che hanno cambiato colore alla ringhiera, sono cambiati i proprietari del bar, hanno avvicendato i parrini della chiesa e sono cambiati i negozi.
Solo lui non è mai cambiato: lo strillone di piazzetta San Calogero. Col berretto tipo militare e la sciarpetta scozzese infilata nella giacca. Sicuro come il sole che sorge, lui ogni santo giorno vende i suoi giornali ai frettolosi automobilisti che accostano, calano il finestrino e gli porgono i soldi. Stesse azioni da un’infinità di anni. Cambia il prezzo, cambia l’impaginazione, cambia il volume del giornale ma questo rito si perpetua da tempo immemorabile. Ogni giorno.
Gli passiamo accanto ma non ce ne accorgiamo; come quando passiamo davanti a un albero o a un manifesto. Lo sentiamo ma non lo ascoltiamo, abituati, come siamo, alla sua voce. Lo vediamo ma non lo guardiamo, lo strillone di piazzetta San Calogero.
Da bambino ricordo che strillava, appunto, le notizie principali. “’U particolare”, aggiungeva, e anche qualche commento personale. Adesso soltanto “GIOR-NALE-DISI-CILIA”, con la voce stridula, ogni tanto, come a dire “Guardate che sono sempre qua! Guardate che qualunque cosa cambia a Girgenti, in Italia, nel mondo, io sono sempre qua a darvi le notizie del mattino”.
Del mattino, infatti. Non l’ho mai visto, di pomeriggio, di sera, di notte. Solo di mattina. Non l’ho mai visto al Viale, in Via Atenea, a San Leone. L’ho sempre e solo visto di mattina, in piazzetta San Calogero.
Sono cambiati tanti governi, sono morti papi e altri ne sono stati fatti, ci sono stati terremoti, le B.R. e le stragi di Palermo, Tangentopoli e il Muro di Berlino, la Nazionale che ha vinto i mondiali, l’Etna e Alfredino, il mostro di Firenze, Andreotti e Gorbaciov, Aldo Moro, Luciani e Craxi, Di Pietro e lady Diana, Falcone e Paolo Rossi…
Lui è sempre lì, sempre lo stesso.
Fa parte dell’arredo della nostra città. Come gli orrendi palazzoni degli anni dello scempio, come gli infissi in alluminio al centro storico, come l’ex Archivio Notarile al quale fa compagnia, come le strade sconvolte da buche di ogni grandezza.
Lui è un pezzo di città: uno dei più belli.
Il pacco dei giornali rivestito da un pesante cellophane, appoggiato alla ringhiera o dentro la cabina telefonica quando piove. E lui sulla strada a sfidare il traffico o, ormai sempre più spesso, sul marciapiede. Sì, perché deve avere una certa età lo strillone di piazzetta San Calogero. Ma nessuno sa quanti anni ha. Mi chiedo se lui stesso lo sappia. Mi chiedo se la monotonia quotidiana non gli abbia fatto dimenticare anche le informazioni basilari della sua vita.
Ogni giorno lì al suo posto.
Noi abbiamo vissuto, siamo andati a scuola, abbiamo studiato, abbiamo fatto il militare, ci siamo sposati, abbiamo fatto figli, ci siamo separati, ci siamo divertiti, ci siamo annoiati, ci siamo risposati, siamo andati in vacanza, abbiamo lavorato…
Lui invece è sempre lì, lo strillone di piazzetta San Calogero.

***

P.S. Questo è un pezzo che ho scritto per Fuorivista, una rivista che si pubblicava a Girgenti fino a qualche anno fa. Un giorno, passandogli accanto, lo strillone di piazzetta San Calogero – poi seppi che si chiamava Cacciatore – mi guarda e mi fa: “Lei è chiddu ca scrissi l’articulu ‘ncapu di mia?” E io timidamente: “Sì. Le è piaciuto?” E lui: “Me muglieri ci fici ‘u quatru!” Dire che sono impazzito di gioia è niente. Poi mi disse che voleva mandarlo anche ai suoi figli che stavano a Torino. Gli procurai alcune copie della rivista.
Lo strillone, il signor Cacciatore, da un paio d’anni non è più al suo posto, si è ritirato. E ovviamente nessuno l’ha più rivisto.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Del resto, non solo quello è cambiato in piazzetta San Calogero: non c'è più neanche il baretto amovibile e abusivo (ma tanto caro) e l'archivio notarile è stato ristrutturato (ma non riaperto?)... anche Agrigento nel suo piccolo cambia??

Alberto Todaro ha detto...

L'archivio è stato riaperto ed è la biblioteca comunale.
E' vero, Agrigento cambia. In paggio.

Anonimo ha detto...

E soprattutto, in paggio...

Alberto Todaro ha detto...

E soprattutto.