martedì, dicembre 16, 2008

SCARPE PER GEORGE W.


Si chiama Muntazer al-Zaidi ed è il mio nuovo idolo. È il giornalista iracheno che dopo avere insultato Bush, chiamandolo cane, lo ha accusato di essere “responsabile per la morte di migliaia di iracheni”. E gli ha pure tirato le scarpe. Entrambi i gesti sono un’offesa gravissima per i musulmani, ecco perché il grande Muntazer non ha usato giri di parole. Un altro, che ne so, gli avrebbe sputato in faccia chiamandolo “pezzo di merda” (potrei annoverarmi tra quelli) o chissà cosa altro.
Muntazer oggi rappresenta quelli che da sempre additano in George W. Bush il peggior criminale dell’epoca contemporanea. Roba che Osama bin Laden, al confronto, sembra il ragionier Filini del reparto sinistri. Ne devono cadere di torri gemelle prima che il barbuto saudita raggiunga il numero di morti fatto registrare dall’americano. L’11 settembre è roba da dilettanti. Eppure questo miserabile – sto parlando di Bush – dopo aver dichiarato un paio di settimane fa che la guerra in Iraq è stata un errore – ma non voluto da lui, mancherebbe altro – adesso va proprio in quella terra, a calpestare il milione di cadaveri fatti da lui, da Condoleezza, da Cheney, Rumsfeld e così via, di bastardo in bastardo. E gli va a dire che la guerra non è ancora finita.
E allora prenditi questo bel paio di scarpe, maledetto. Quelle del grande Muntazer ma anche le mie - e guarda che porto il 45 – e quelle di tutti coloro che hai offeso con la tua retorica della guerra. L’umanità si sta rivoltando verso il grande mentitore e verso i suoi scagnozzi – anche qui in Italia ce n’è uno mica da ridere. Mi pare si stia rivelando la profezia che papa Wojtyla fece in occasione della guerra in Iraq quando, dopo aver esperito qualunque tentativo per far ragionare il presidente americano – e del resto, almeno il papa deve credere ai miracoli, no? – gli disse che ne avrebbe risposto davanti a Dio a davanti agli uomini. Su Dio non apro bocca, lascio a Lui il giudizio; quanto agli uomini, il gesto di Muntazer sembra andare in quella direzione: l’umanità che chiama il principale responsabile di quella guerra assurda a risponderne personalmente.
Senza calcolare il simbolismo del gesto. Un grande presidente, quando è grande davvero, quando rompe equilibri, quando cambia il corso della Storia, casomai viene ucciso. Accadde a Lincoln e a Kennedy. Ma accadde anche a Martin Luther King, a Gandhi, a papa Wojtyla (che la scampò) e ad altri. Questi personaggi ebbero l’”onore” delle pallottole. E grazie a quelle pallottole sono entrati nel novero dei Grandi della Storia. Lui, invece, alla fine del suo disastroso mandato presidenziale viene esortato a scarpate ad andarsene via e non farsi più rivedere. Che schifo.
E allora scarpe per George W.! Mocassini, stivali, scarpe eleganti e malandate; scarponi, scarponcini, stivaletti, polacchine; scarpe basse o con tacchi a spillo; da ginnastica (allacciate, tipo converse, con velcro o con banda elastica); stivali da acqua alta e da pesca al fiume; anfibi e scarponi da roccia; ballerine di vernice (anche con fiocchetto); e poi pantofole, ciabatte, crocs, sandali, zoccoli, babbucce, pianelle, nuove ma anche sbertucciate.
Scarpe, scarpe, scarpe per George W.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

infradito, anche?

Alberto Todaro ha detto...

Quelle le ho dimenticate. Le porteresti tu, per favore? Anche non nuovissime, quello che conta è il pensiero.

Anonimo ha detto...

io porterò le mie ballerine e, se ancora esistono, gli zatteromi anni '60 di mia madre.

Alberto Todaro ha detto...

E soprattutto zatteromi.

Anonimo ha detto...

soprattutto.
maria.