giovedì, settembre 11, 2008

Le parole della politica.


Le parole, si sa, hanno un gran valore. Servono per convincere o dissuadere, irritare o ammansire, blandire o denigrare; far amare o far odiare, rafforzare le relazioni tra persone o indebolirle o addirittura tagliarle. Una parola al momento giusto può mettere a posto una situazione, al momento sbagliato può pregiudicarla per sempre. Si soffre quando manca una parola, si gioisce quando si trova quella giusta. La parola crea. Il Padreterno ha creato tutte le cose, ed è bene ricordare che lo fece in sei giorni, con la Parola: ogni cosa Egli pronunziasse, veniva creata.
Oggigiorno, molto più prosaicamente, le parole vengono usate, soprattutto in ambito politico, con una forte carica suggestiva. Il cosiddetto “politichese” è una neolingua orwelliana che serve a mascherare la mediocrità o talora il nulla della propria azione politica. A volte una semplice parola, magari raccattata a un Porta a Porta qualunque, può risolvere situazioni che normalmente creerebbero imbarazzo. Faccio qualche esempio.
Un’amministrazione uscente, distintasi per inettitudine, chiedendo nuovamente il voto ai propri elettori dice che i cinque anni passati sono stati caratterizzati da una forte progettualità. Ebbene, la parola è molto affascinante, evocativa di notti insonni e giornate senza tregua dietro ai tanti progetti che cambieranno la nostra vita; migliaia di caffè forti e Nazionali senza filtro consumati su fogli di carta, schemi e grafici; diottrie perse su schermi di computer alla ricerca del domani migliore per la nostra gente. Tuttavia possiamo stare ben più che certi che nulla è stato fatto per il bene dei cittadini. Tranquilli! Soprattutto se poi i dati confermano che quel comune, amministrato da quel sindaco, quegli assessori e quella giunta è tra gli ultimi in tutte le classifiche d’Italia.
Questa però, non c’è dubbio, è l’epoca della sinergia. Qualunque cosa venga fatta da due o più persone viene fatta in sinergia. La sinergia affratella, rende gli animi un tutt’uno, è sinonimo di buon esito e garanzia di successo certo. Il progetto realizzato in sinergia è praticamente cosa fatta. Faccio un esempio. A Girgenti l’acqua arriva nei nostri rubinetti solo per un motivo: perché il Comune agisce in stretta sinergia con la Regione, che ha uno straordinario commissario straordinario che in feconda sinergia con i vari assessori, avvia delle produttive sinergie con le Province, che a loro volta sono in fruttuosa sinergia, con l’E.A.S.. Una volta, adesso la sinergia è con l'azienda che ha privatizzato il sevizio. Mi viene da pensare cosa succederebbe se tutti questi soggetti non fossero in sinergia tra di loro. Niente di strano che non avremmo l’acqua!
Altro passe-partout della dialettica politica è il volano, che solitamente è accompagnato dalla parola sviluppo, dando vita alla frase volano per lo sviluppo. Che cazzo vuol dire? E però, cosa non è stato definito volano per lo sviluppo, negli ultimi tempi! Ogni evento, sagra, mostra, manifestazione, festa paesana, rito religioso o cerimonia laica, minchiata, processione, saggio di danza o gara di canto, scoreggia, competizione, teatrino, premio, e chi più ne ha più ne metta, viene definito da qualche assessore al ramo, “il volano per lo sviluppo della nostra città/provincia/regione”. Ecco spiegato il perché la nostra terra gode ormai di uno sviluppo invidiato da tutti!
E che dire del riqualificare? Ogni volta che si spazza una strada, si ripara un marciapiede, si aggiusta un lampione, c’è qualcuno pronto a dire che si sono riqualificate le nostre strade. Vanno in televisione a dire di voler riqualificare il lungomare di San Leone in vista dell’estate e magari omettono di dire da chi dipende il fatto che sia abbandonato all’incuria per dieci mesi l’anno. Tempo fa l’ineffabile sindaco Piazza diceva, naturalmente in televisione e senza contraddittorio, che la sua amministrazione aveva riqualificato Porta di Ponte. Nella mia mente cercai di ricordare quando e in che modo Porta di Ponte fosse stata squalificata (o dequalificata). Me la immaginai, allora, come luogo di prostituzione o spaccio di droga, o forse era una discarica a cielo aperto, o forse ancora vi si svolgevano le riunioni di una potente setta segreta o di un temibile clan mafioso. E non riuscivo a ricordare nulla di simile. Poi feci mente locale e mi sovvenne che avevano fatto zappare aiuole, estirpare erbacce, piantare piante e scrivere a lettere di tufo “Città di Agrigento”. Lavoro assolutamente ben fatto, per carità, ma ben lontano dal poter essere definito “riqualificazione”. Stamani ho pulito il bagno di casa mia, non l’ho mica riqualificato!
E attenzionare, allora? Non so neanche se esista come termine, devo controllare, fatto sta che in attesa di un eventuale riconoscimento ufficiale da parte dei dizionaristi, i nostri amministratori attenzionano tutto; sagaci come microbiologi, nulla sfugge al loro attenzionamento. La controindicazione è che non si può attenzionare tutto e contemporaneamente, per cui, mentre attenzionano qualcosa alla Bibbirria, qualcos’altro sfugge loro al Sottogas. Faccio qualche esempio: se stanno attenzionando l’acquisto di una nuova automobile per il sindaco, non possono attenzionare allo stesso momento la disinfestazione della città; o se attenzionano la riduzione di fondi alla solidarietà sociale, non possono attenzionare le strade che sembrano terreni da Camel Trophy. Mi spiego?
E poi c’è un’altra frase, molto bella, bisogna ammetterlo: restituire ai cittadini. Negli anni scorsi abbiamo visto, in TV naturalmente, inaugurare fontanelle con la giunta al gran completo, bottiglie di spumante stappate, primo cittadino che si disseta, intervista alla prima persona che attinge col bidoncino e sentire anche la frase tremenda: “abbiamo restituito questa struttura ai cittadini”. Ma perché non restituite l’acqua ai cittadini, porca miseria, anzi, perché non gliela date visto che non l’hanno mai avuta. Oppure quando inaugurarono, roba da restarci secchi, il cesso pubblico di Porta di Ponte per restituirlo ai cittadini. Ma almeno stavolta ebbero il pudore di non farsi riprendere mentre pisciavano.
Questa, ovviamente è una lista che ognuno di noi può ampliare. Del valore aggiunto, per esempio, vogliam parlarne? E che non c’è cosa che non sia fortemente voluta da qualcuno? E di dare contezza? E perché, porre in essere non vi piace? Per carità, non dico che non vadano bene. La verità è che le parole servono per dire qualcosa. Spesso, nella piccola politica agrigentina esse invece servono per il motivo opposto: non dire niente!

P. S. A proposito, ho controllato sul Devoto-Oli: attenzionare non esiste.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Bravo Alberto, finalmente hai posto in essere questo blog frutto di una vecchia progettualità. Mi sa che diventerà un blog da attenzionare!

Anonimo ha detto...

Ma le problematiche care ai politici dove le metti

Anonimo ha detto...

E non dimentichiamoci dell'impegno profuso....

Anonimo ha detto...

Splendido blog, finalmente si respira!
Il miglior uso di uno dei termini appena letti lo fece un mio caro amico, nel corso di un'epica partita a scupa, quando disse: "Staiu attenzionannu stu tri d'aremi!" Almeno c'è l'uso ironico del termine.

Fofonello