venerdì, ottobre 31, 2008

VILLA DEL SOLE


Stamattina sono passato da Villa del Sole. Da fuori, per l’esattezza, visto che è chiusa ormai da anni. E mi ha preso un senso di sconforto tremendo. È una villa comunale, a Girgenti, come quelle che ciascuna città del mondo possiede e tiene aperte perché i nonni ci portino i nipotini a giocare, i ragazzi ci giochino a pallone, le coppiette ci vadano a passeggiare, gli anziani ci si incontrino a parlare dei vecchi tempi. Chiusa. Non mi abituerò mai a queste cose di questa città. Come si fa a tenere chiusa una villetta comunale?
Da sopra, da dove mi trovavo io, in via Crispi, vedevo le aiuole abbandonate, la vasca vuota, i muri scrostati, calcinacci, immondizie e dappertutto un senso di desolazione. Così, porca troia, mi sono messo a pensare e a ricordare. A quando da bambini ci andavamo a giocare, a correre tra i vialetti; entravamo e uscivamo dal labirinto fatto di siepi alte. E poi la vasca coi pesci rossi e i cigni e le paperelle. Una volta, di domenica, ci sono andato con un mio compagno di scuola, Giorgio, facevamo ancora le elementari, e lui salì sul bordo della vasca, si sporse un po’ e, splash, si fece stare una pezza. Mi sentii in dovere di accompagnarlo a casa, anche se era domenica e mi aspettavano per il pranzo. Infatti mio padre un po’ si arrabbiò ma io non gli dissi quello che era successo.
C’erano delle gabbie con degli animali. Puzzavano da fare spavento. In una gabbia c’erano delle scimmie, in un’altra una volpe, evidentemente con la testa fulminata. Correva ininterrottamente a perdifiato, da un lato all’altro del locale, sarà stato largo quattro-cinque metri. Davanti al muro spiccava un salto, appoggiava le zampe anteriori al muro, si dava una spinta all’indietro, si rimetteva a correre verso l’altra parete e stessa cosa di prima. Nel posto dove appoggiava i piedi c’erano due grandi macchie nere. Praticamente faceva su e giù per la gabbia come fosse un pendolo. Potevi restavi fermo incantato a guardarla per delle ore.
La Villa del Sole era il luogo privilegiato in cui si andava quando si “faceva luna”, cioè quando si marinava la scuola. Si passava lì la mattinata in attesa che si facesse l’ora di tornare a casa. Se la luna si faceva in coppia, allora ci si appartava tranquillamente sotto il ponticello, dove c’erano dei sedili in pietra adatti allo scopo.
Alla Villa del Sole facevano le feste dell’Unità. C’era un sacco di movimento, dibattiti, concerti, feste ma soprattutto… panini con la salsiccia. Sistemavano i barbecue sotto il campetto di pallacanestro e il fumo saliva denso e profumato. Sembrava li regalassero, per quanta folla c’era.
All’anfiteatro, o campetto, facevano sempre qualcosa. Mi ricordo una volta una gara di pattinaggio artistico, cui partecipavano coppie da varie parti d’Europa e c’era la pattinatrice tedesca che era la fine del mondo. Ma ricordo anche il concerto dei Camaleonti e forse anche Battiato a inizio carriera. Misero anche un busto di Pirandello, alla Villa del Sole. Lo scrittore era stranamente raffigurato nudo.
Ma prima o poi la riaprono, ne sono certo. Quando la decenza prenderà il sopravvento in questa città, la riapriranno, la Villa del Sole. È impossibile tenere chiusa una villetta comunale. E quando la riapriranno diranno quanto sono bravi e quanto lavorano per la città e la spacceranno come la cosa più straordinaria del mondo, ottenuta solo grazie al loro impegno e al loro amore per la città. Come se esistessero città senza giardinetti pubblici.

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