giovedì, novembre 13, 2008

DOPO LE FESTE


A Girgenti abbiamo tutti una sana propensione a rinviare tutto a dopo le feste. Soprattutto quelle cose che, in realtà, non vogliamo fare. Qualunque decisione viene procrastinata a questo termine ideale, che di per sé è molto vago visto che ci sono sempre delle feste incombenti. Ed è così che di festa in festa si rimandano delle cose che potrebbero anche essere importanti per la nostra vita. Chi di noi non ha mai rinviato delle visite, degli impegni, dei viaggi a questo “poi” assoluto che è il “dopo le feste”? Chi di noi non ha mai detto: “Ne parliamo dopo le feste”?
In questi giorni mi è ritornato alla mente un episodio dei tempi del liceo, parecchi anni fa. Si era nel periodo natalizio e con degli amici avevamo pensato di organizzare qualcosa. Talmente importante che adesso non ricordo più di cosa si trattasse, doveva essere qualcosa tipo scrivere un giornalino o robe del genere. L’entusiasmo era alle stelle, la voglia di fare pure e il momento era quello propizio visto che molti di noi eravamo liberi da impegni. Non vedevamo l’ora di iniziare e infatti cominciammo a dividerci i compiti; ognuno si assunse le proprie incombenze e le proprie responsabilità; ci demmo delle scadenze e pensammo che dopotutto eravamo dei ragazzi in gamba se stavamo portando avanti quel progetto lì.
Ma a un certo punto il dramma. Qualcuno disse: “Vabbè, picciò, cominciamo dopo le feste”. La proposta passò all’unanimità: “Sì, sì, certo. Dopo le feste, dopo le feste”. Durante le feste ci si riunisce, si gioca a carte, ci si riprende dalla prima parte dell’inverno; è tempo di disimpegno, per la verità. Per cui passò Natale.
Ci rincontrammo dopo le feste e discutemmo della necessità di riavviare la macchina organizzativa. “Sì, però, naturalmente se ne parla dopo la festa”. “Quale festa?”. “Il Mandorlo in Fiore, no?” La Sagra del Mandorlo in Fiore, prima settimana di febbraio, Girgenti è paralizzata dall’evento, come avevamo fatto a non pensarci. Le majorettes non potevano certo aspettare. E poi forse qualcuno di noi avrebbe fatto l’accompagnatore dei gruppi folkloristici, un sacco di movimento in giro. No no, dopo il Mandorlo in Fiore. Assolutamente.
Che passa anch’esso, con il suo strascico di storie d’amore mai iniziate con graziose polacche dall’occhio ceruleo o procaci spagnole. Si riprende, pertanto, a parlare del nostro impegno temporaneamente accantonato, anche se si nota da parte di qualcuno un certo calo d’entusiasmo. E non solo! Quell’anno Pasqua cadeva in marzo, abbastanza presto, quindi non era neanche il caso di intraprendere un cammino che comunque richiedeva un certo impegno. E poi Pasqua ma soprattutto Pasquetta, non le possiamo mica toccare. “Picciò, dopo Pasqua ne parliamo”. Dopo le feste, e la Pasqua fu salva!
Sicché si arrivò ai primi di aprile, il sole cominciava a riscaldare l’aria e la naturale pigrizia degli agrigentini veniva solleticata dai primi raggi e dai primi tepori che non invitavano certo all’impegno e al coinvolgimento. L’organizzazione segnava il passo, non ci si ricordava quasi più di quello che s’era detto a Natale, tuttavia si riprese a parlare di quella storia ma sempre più stancamente. “Non ne possiamo parlare dopo le feste?” “Quali feste, bellomè?” “Ora non c’è il 25 aprile? E poi non c’è il primo maggio?” Tacite ma sentite ovazioni di gioia e di riconoscenza squarciarono i nostri petti e le nostre giovani menti. Quasi con le lacrime agli occhi per la forte emozione uno di noi ebbe la forza di dire: “Inghia, vero. Non ci pensavo”. È vero, non ci pensavamo che purtroppo c’erano le feste che ostacolavano l’organizzazione. E quindi si rimandava tutto a dopo le feste.
Primi di maggio, tepore primaverile, prossima fine della scuola, libri da studiare e interrogazioni a tempesta. Ma soprattutto all’orizzonte si stagliava la festa totale: l’estate. Comitiva, spiagge, sole, mare, zitaggi, lassatine, canzoni, motorini, ragazze: non avemmo neanche il coraggio di parlare più del nostro impegno. Eh, sì, dopo l’estate se ne riparla. Dopo le feste, quindi. Ma le feste, in questo caso, durano quattro mesi, mica un giorno.
Al ritorno dalle ferie, praticamente a settembre inoltrato, il nostro impegno apparteneva al passato. L’entusiasmo che caratterizzò l’inizio dei lavori era un ricordo sbiadito. Il sacro furore dei primi tempi era definitivamente tramontato e nessuno sarebbe tornato a parlare del nostro impegno. Il quale sfumò come sfuma tutto quello che viene rinviato a dopo le feste.
***
In questi giorni pensavo che dovrei farmi una visita specialistica, ho una caviglia che mi fa male ormai da tempo. Devo anche fare delle compere per arredare la mia nuova casa; specchi, mensole, ‘ste cose qua. Inoltre, ho visto un mio vecchio compagno di scuola e gli ho promesso che lo vado a trovare per vedere i figli che, nel frattempo, gli sono nati. E sapete quando farò tutto questo?
Esatto, dopo le feste!

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