venerdì, novembre 21, 2008

SALVATE IL SOLDATO VILLARI


Non sono sicurissimo se sia una sceneggiatura di una commedia all’italiana ambientata nel mondo della politica (starring Jerry Calà) o se stia succedendo davvero nell’Italia democratica degli anni 2000. Nel primo caso può essere il film di Natale (e allora ci vuole una spruzzatina di gnocca ma con Berlusconi in giro stiamo tranquilli); se invece è la realtà, allora siamo ancora una volta nella cacca e stavolta tocca comprarsi un bel salvagente perché mi pare che ci stiamo abituando, tanto vale cercare di rimanere a galla.
Allora, vediamo se ho capito bene. Il presidente della commissione di vigilanza sulla RAI “tocca” all’opposizione. Giusto? Bene, quindi doveva essere l’opposizione a sceglierlo, no? Sì. E l’opposizione aveva scelto Leoluca Orlando Cascio da Palermo, dell’Italia dei Valori di Tonino Di Pietro, vero? Verissimo. Ma quelli del Popolo della Libertà (rimane sempre una bellissima parola, nonostante tutto), poiché sono loro che comandano e fanno il cavolo che gli pare, hanno deciso di sparigliare le carte all’opposizione, fregarsene dei patti ed eleggere uno che non c’entrava niente, uno che sembrava passato di lì per caso: Riccardo Villari (foto), membro del Partito Democratico, l’alleanza di centro-sinistra che tanti successi sta mietendo da un po’ di tempo a questa parte. Apriti cielo! Villari no – è il PD che lo dice – non erano questi i patti, il candidato lo scegliamo noi. E inizia così un balletto stucchevole sul nome del buon Villari, il quale, più passa il tempo e meno sembra deciso a lasciare la sua bella poltroncina acquisita senza neanche dover fare chissà quale fatica.
Nel frattempo i due partiti trovano un accordo su un altro nome: Sergio Zavoli, pluriottuagenario senatore del PD, ancorché figura indubitabilmente seria e affidabile, oltre che uomo di televisione.
Tonino intanto si chiama fuori da questi giochini accusando Berlusconi di essere un corruttore della politica (ma vedi che gli viene in mente a quello lì). Silvio lo accusa in TV, dicendogli di denunciarlo sennò lo avrebbe querelato lui (si è capita questa frase?). Ma che denunci a fare Berlusconi? Quello si è fatto fare una legge apposita per la quale anche se lo denuncia il papa in persona, gli fanno un baffo. Comunque.
Dove eravamo arrivati? Allora, va bene Zavoli? Sì? Va bene? Va bene! A chi va bene? Non certo a Villari, che nel frattempo conferma a se stesso e all’Italia intera che il presidente “democraticamente” eletto è lui e lui non ha nessuna intenzione di andarsene. Dagli torto. Riapriti cielo! Il PD minaccia di cacciarlo via dal partito e di fatto lo fa: Villari non è più un piddino (Latorre, quello che passa pizzini in TV agli odiati pidiellini, sì). Anche il PdL, dopo averlo eletto per sfregio comincia a piagnucolargli appresso: “E dai, dimettiti, mi’ però che sei, perché fai così, amunì, finiscila, dimettiti”. Niente da fare. Pare che alla buvette di Montecitorio (sostiene Repubblica), tra un pennette-gorgonzola-e-pistacchio e un vitellino-in-salsa-di-limoncello, due senatori abbiano detto di Villari: "Ricordi che diceva sempre? Nel vocabolario di un democristiano la parola dimissioni non esiste".
Questi sono valori, altro che Tonino.

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