sabato, novembre 29, 2008

MAZZARISI


Lampedusa vive di pesca e di turismo. Di turismo per quattro mesi l’anno, di pesca sempre. Sul molo del porto dell’isola, uno di fianco all’altro i pescherecci occupano ogni centimetro disponibile. Sono parcheggiati anche in seconda e in terza fila, vista la scarsità di spazio disponibile. I pescherecci più grandi, non c’è dubbio, sono quelli provenienti da Mazara del Vallo, in provincia di Trapani, con San Benedetto del Tronto e Chioggia, uno dei principali porti pescherecci d’Italia. Sono bestioni che non finiscono mai, al confronto con i pur notevoli motopesca lampedusani. E i mazaresi, o mazzarisi, come li chiamano i lampedusani, lavorano molto a Lampedusa, sopportati non sempre di buon grado dai locali. Ma tant’è. La pesca di solito è buona, il pesce c’è, anche se i lampedusani spesso si lamentano ma certamente è un lavoro molto duro e sacrificato. Ieri c’era maltempo e non si pescava. I pescherecci stavano ormeggiati al porto e i pescatori guardavano da lontano quel mare che li costringe ad un lavoro pesante – giorni e giorni al largo a vedere solo cielo e mare – ma che consente loro di portare il pane a casa. I mazzarisi se ne sarebbero tornati volentieri a casa ma stavano bloccati lì, a Lampedusa, ad aspettare che il vento si calmasse e si potesse uscire di nuovo. A Lampedusa, quando soffia il vento forte si blocca tutta l’isola. Io ci ho vissuto per tre anni e ricordo le giornate col cielo basso e grigio, il vento che sferzava la faccia e il disagio di un’isola che, a volte per intere settimane, vede scarseggiare i viveri, la benzina, l’acqua e vede aumentare così il suo distacco dal resto dell’Italia, dalla terraferma, come la chiamano loro. La nave da Porto Empedocle non arriva e non parte, a volte anche l’aereo non riesce a decollare e ad atterrare. E i pescherecci stanno fermi al molo.
Ieri niente pesca, quindi. Niente pesca finché non squilla il telefono e il comandante della Capitaneria di Porto convoca i mazzarisi. Due “carrette del mare” piene di immigrati africani sono in balia delle onde e hanno lanciato l’SOS. Con quel tempo non ce la possono fare. E per di più le condizioni del mare non permettono alle motovedette di lasciare gli ormeggi. Solo i pescherecci dei mazzarisi possono affrontare quel mare. Ecco perché il tenente di vascello Achille Selleri, il comandante, li chiama nel suo ufficio, prospetta loro la situazione e alla fine dice: "Ho bisogno di voi e delle vostre barche. Li salviamo?". I mazzarisi non esitano un attimo: "Siamo pronti. Andiamo". E li salvano. I cinque pescherecci riescono a portare in salvo 603 immigrati, strappandoli al naufragio.
Dio vi strabenedica, cari mazzarisi e caro comandante. Spero solo che non ci sia nessuna gaia testa di cazzo che vi accusi di favoreggiamento all’immigrazione clandestina. No, lo dico perché è già successo e questo non mi pare un buon momento perché prevalga la pietà e la solidarietà che voi avete dimostrato.

2 commenti:

Coq Baroque ha detto...

L'ho letta oggi, come ansa, non come l'hai raccontata tu. E' stata la notizia che mi ha fatto diventare buono oggi.

Anonimo ha detto...

Quando i poveri si mettono ad aiutare i poveri riescono a essere di esempio per l'umanità!