domenica, novembre 09, 2008

VITA DI PI


Yann Martel – “Vita di Pi” – Ed. Piemme – Euro 5,90 (se lo trovi in edizione economica nel cestone dell’Autogrill)

Il rischio di farvi due palle così, soprattutto nella prima parte, c’è, tuttavia questa Vita di Pi alla lunga è un bel libro di avventura. Narra di un giovinetto indiano – dal nome improbabile: Piscine Molitor Patel, detto Pi – che aderisce a tre religioni: l’Induismo (per nascita), il Cristianesimo (nella variante meno interessante, il cattolicesimo) e l’Islam. Vive una vita tranquilla nella sua Pondicherry, dove il padre è il direttore, e di fatto proprietario, dello zoo locale. Spinti dalla necessità di emigrare, in Canada, la famiglia si imbarca su un bastimento battente bandiera panamense, con al seguito diversi animali che avrebbero venduto una volta a destinazione. Ma la nave affonda. Nel naufragio si salvano solo il buon Pi e quattro animali: una iena, orrenda per antonomasia, l’orango Orange Juice, una zebra e Richard Parker, splendido esemplare di tigre del Bengala. La iena fa fuori zebra e orango, prima di essere accoppata dalla tigre. A quel punto, nell’immensità dell’Oceano Pacifico, rimangono un ragazzo e una tigre, entrambi spasmodicamente attaccati alla vita e decisamente intenzionati a sopravvivere.
Da qui in poi il libro narra questa lotta per la sopravvivenza intrapresa dai due animali in una natura fatta di cielo e mare ma anche di squali e tartarughe, sole a picco e tempeste, petroliere che ti sfiorano e isole carnivore. La lotta è vinta da entrambi, ve lo dico subito, sennò che lo avrebbero scritto a fare? Il libro ha anche grandi momenti di lirismo. Cito, ad esempio, il capitolo 75, nelle uniche due righe di cui si compone: “Nel giorno che calcolai essere il compleanno di mia madre, le cantai ‘Buon Compleanno’ ad alta voce”.
L’unica pecca, secondo me, è che il ragazzo conosce un sacco di cose, troppe per un ragazzino di sedici anni, e alla lunga ti fa girare i maroni, oltre al fatto che appare poco credibile.
Vita di Pi potete regalarlo a vostro nipote per la Prima Comunione. Magari in un’edizione più graziosa, giusto per non farvi prendere per pezzenti da vostra cognata.

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